Giunto alla trentaduesima edizione, il FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea, che si terrà dal 28 settembre all’11 ottobre 2022, presenta la nuova programmazione con artisti provenienti da tutto il mondo. In occasione del festival, sono proposti una serie di spettacoli adatti ad un pubblico di bambini e ragazzi delle scuole di tutti gli ordini.

I seguenti spettacoli sono proposti per le scuole e i gruppi durante l’orario scolastico o extrascolastico.

Quadrotto, Tondino e la luna
Fondazione TRG (ITA)        

Mer 05.10.22, ore 09:30
Teatro Foce
Dai 3 anni
Durata: 45 min
Prima nazionale

di e con Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci
musiche originali Diego Mingolla
scenografia Alice Delorenzi
light designer Emanuele Vallinotti
collaborazione alla drammaturgia Sara Brigatti

Lo spettacolo narra la storia delicata di un bambino quadrato di nome Quadrotto, venuto al mondo per curiosità e dalla curiosità spinto a conoscere e ad esplorare il mondo: un mondo quadro, che parla e si muove come lui.  Di notte vede la luna, così tonda, così bella, ma così lontana che per conoscerla bisognerebbe saper volare.
È a questo punto che Quadrotto incontra un tipo strambo e che non sta mai fermo: Tondino. I due si rendono subito conto che non è affatto facile fare amicizia con chi parla un altro linguaggio ed è così diverso da te.
Sarà una tempesta a mescolare forme e suoni e, grazie all’intervento dei bambini presenti, scopriranno un mondo nuovo dove tutto è possibile. Anche incontrare la Luna.
Quadrotto, Tondino e la Luna è uno spettacolo in quadri musicali sul tema della diversità. È il racconto di un’amicizia costruita passo dopo passo, nel confronto fra forme acute e tonde, nell’ascolto di suoni curvi e spigolosi, nell’incomprensione e nell’intesa.
Un prezioso aiuto ai due protagonisti arriverà dai bambini presenti in sala, chiamati a entrare nel tappeto della storia per rendere visibile l’invisibile. Solo allora Quadrotto e Tondino capiranno come unire le loro forme per riuscire a volare e cercare insieme la luna.


Le milieu
Fréquence Moteur (CH)    

Gio 06.10.22, ore 09:30 e ore 14:00
Teatrostudio LAC
Dai 6 anni
Durata: 45 min

coreografia e interpretazione Sarah Bucher, Yann Hunziker
scenografia Adrien Chevalley
musiche Nicholas Stücklin
costruzione scene Adrien Moretti
drammaturgia Muriel Imbach

Le milieu racconta la storia di due esseri, un uccello e un fantasma, della loro convivenza sullo stesso territorio e delle loro avventure, sorprese e imprevisti.
È la storia di un'amicizia tra questi due personaggi, della loro gioiosa scoperta del mondo, delle loro paure e del reciproco aiuto che nasce tra loro. Attraverso le loro danze e i loro canti, l'uccello e il fantasma ci invitano ad abbandonare una visione normativa e gerarchica del mondo per entrare in un regime di convivenza. Trasportati su un altro binario, gli spettatori sono invitati a chiedersi: come prestare attenzione? Come ascoltare, come essere sensibili in modo diverso a cosa e chi ci circonda?
Le milieu è una storia d'avventura, con tutti i colpi di scena, le svolte e le sorprese che un'avventura comporta. Un approccio giocoso e stravagante agli elementi del teatro: coreografia, scenografia e costumi.


Geh nicht in den wald, im wald ist der wald
Tabea Martin (CH)                   

Gio 06.10.22, ore 20:30
Palco Sala Teatro LAC
Dagli 8 anni
Durata: 65 min

  • emarginazione
  • razzismo
  • cambiamento sociale
  • educazione
  • dignità

coreografia Tabea Martin
assistente alla coreografia Dominique Cardito
danza Léa Vinette, Stanley Ollivier, Calvin Ngan, Georges Hann
musiche Donath Weyeneth
costumi Yasmin Attar
scene Veronika Mutalova
co-produzioni Kaserne Basel, Jungspundfestival St. Gallen, coproduzione all’interno di Programmers' Fund of Reso – Dance Network Switzerland, con il supporto di Pro Helvetia, Swiss Arts Council
con il supporto di Fachausschuss Tanz + Theater BS/BL, Pro Helvetia - Schweizer Kulturstiftung, Jacqueline Spengler Stiftung, Ruth und Paul Wallach Stiftung, Stanley Thomas Johnson Stiftung

La delusione di essere stato escluso. Non sentirsi parte di qualcosa a cui appartenere. Costretto ai margini della società. Non essere accettato.
La delusione di come sta andando la vita rispetto a come te la sei immaginata. Che non ci siano opportunità uguali per tutti.
La delusione di sentirsi sgraditi ed essere discriminati, rifiutati e persino minacciati fisicamente. La delusione della disuguaglianza.
“Mi interessa il razzismo” – dice Tabea – “Un'ideologia che divide le persone e le colloca in gerarchie basate sul loro background etnico, nazionale o religioso. Mi interessa questo argomento, soprattutto sullo sfondo degli attuali cambiamenti sociali: il volto mutevole dell'Europa, la globalizzazione, la cosiddetta «crisi dei riugiati» e il populismo. Come si manifesta il razzismo in un paese, in una classe a scuola, in famiglia? Dove è nascosta la discriminazione? Come viene affrontata la materia nelle scuole? Cosa pensano i bambini di questo argomento? Come puoi difendere te stesso e chiedere rispetto, giustizia e dignità?”


Ha ha ha
Eugénie Rebetez (CH)      

Ve 07.10.22, ore 14:00
Teatro Foce
Dai 6 anni
Durata: 50 min                                             

coreografia e regia Eugénie Rebetez
creazione e performance Tarek Halaby
canzoni cover I love you - Billie Eilish / Oh Life - Des'ree / Ça va ça vient - Vitaa & Slimane
musica soundtrack Gangster Trippin - Fat Boy Slim / Campari Soda - Taxi
sound design Pascale Schaer
disegno luci e direzione tecnica Léa Beloin
supporto drammaturgico Simon Froehling (Tanzhaus Zürich), Léonore Guy
costumi Susanne Boner
collaborazione artistica Alain Borek
diffusione Léonore Guy
produzione Verein Eugénie Rebetez
in coproduzione con Tanzhaus Zürich, Charleroi danse/ Centre chorégraphique de Wallonie- Bruxelles, Théâtre du Jura
partnership per la creazione Théâtre L’Echandole, Yverdon

Per il suo primo lavoro per un pubblico giovane, l’artista svizzera Eugénie Rebetez si interessa alla risata nella sua dimensione più intima e profonda, esplorando un linguaggio coreografico composto da emozioni e sensazioni piuttosto che da parole. 
Ha ha ha è un viaggio tra realtà e immaginazione, che mostra come questi due mondi si influenzino a vicenda. Protagonista dello spettacolo il danzatore e performer Tarek Halaby, il cui percorso è costellato di esperienze che lo toccano, lo influenzano e lo trasformano; adattandosi, rivelerà tutta la sua forza e la sua bellezza.
Quali sono gli strumenti e le armi che sviluppiamo fin da piccoli per affrontare le nostre paure, i nostri dubbi e le nostre speranze? La risata può aiutarci ad andare avanti? Continuiamo a crescere nel corso della nostra vita? Queste domande hanno anche lo scopo di rafforzare il legame tra il mondo dei bambini e quello, a volte meno spontaneo, degli adulti. Nel tentativo di rispondere a queste domande, Eugénie Rebetez propone una coreografia che combina leggerezza e serietà, con un umorismo tenero e feroce.

Amor fugge restando
Collettivo Treppenwitz (CH)

Ve 30.09.22, ore 19:00
Sa 01.10.22, ore 17:00 e ore 19:00
Teatrostudio LAC
Debutto assoluto

  • amore
  • relazioni interpersonali
  • potere
  • crescita

un progetto di Anahì Traversi
con Anahì Traversi e Simon Waldvogel
assistente alla regia Camilla Parini
drammaturgia Francesca Garolla
scene e costumi Marianna Peruzzo
light designer Marzio Picchetti
musiche e sound designer Alberto Barberis
produzione Collettivo Treppenwitz
co-produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Südpol Luzern, FIT - Festival internazionale del teatro e della scena contemporanea con il sostegno di DECS Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, Pro Helvetia – Fondazione svizzera per la cultura, Città di Lugano, Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro

Dopo L’amore ist nicht un chose for everybody e Kiss! (Loving Kills), arriva il terzo capitolo della ricerca condotta dal Collettivo Treppenwitz sull’amore come scintilla e motore delle relazioni umane.
Fin da bambina, Anahì ha sempre giocato con lo specchio cercando nel proprio riflesso un altro da sé. Un esercizio che racconta un allenamento alla trasformazione del proprio io in un ipotetico incontro con l’altro, alla scoperta del desiderio e delle varie declinazioni dell’amore. Non è soprattutto l’altro da noi che può darci accesso all’esistenza? L’altro, ma soprattutto l’amore che a lui ci lega, qualsiasi esso sia, ha un potere trasformativo tale da farci perdere i confini.
E anche quando fugge, nella sua impetuosità, innesca in noi un profondo mutamento. Una trasformazione che nelle Metamorfosi di Ovidio diventa una nuova possibilità, un altro inizio, una fuga da una situazione che non permetterebbe alcuna evoluzione, un finale diverso da quello che ci aspetteremmo.


Uprising
Tatiana Julien/Interscribo (FR)

Do 02.10.22, ore 20:30
Palco Sala Teatro LAC
Durata: 60 min
Prima nazionale

  • ibridazione danza-tecnologia
  • responsabilità sociale
  • riflessione sulle arti sceniche

concetto e coreografia Tatiana Julien
performance Violette Wanty
musica e sound design Gaspard Guilbert
light designer Kevin Briard
produzione Interscribo Fanny Hauguel, Lola Blanc, Constance Chambers-Farah, Laura Masquelez
co-produzione Espace des Arts, Scène nationale Chalon-sur-Saône, Art Danse CDCN Dijon Bourgogne-Franche-Comté, Les Hivernales CDCN d’Avignon, La Commanderie - Mission Danse de Saint-Quentin-en-Yvelines, Maison de la Culture d’Amiens - Pôle européen de création et de production, L’échangeur - CDCN Hauts-de-France

Ai confini tra un concerto pop dal vivo, una sfilata di moda e un incontro di boxe, Soulèvement trasforma lo spazio della performance in una piattaforma: un luogo in cui unirsi, nonché un simbolo democratico, popolare e urbano. Il solo diventa una forma di retorica che trae ispirazione da Fortnite (il videogioco), dalla pratica della danza contemporanea e dai paradigmi dei corpi e dei discorsi in rivolta: una generazione disillusa. La performance si interroga sul ruolo della danza come forma di resistenza, dell'arte come potenziale garante dell'emancipazione ma anche come parte insidiosa di una forma dittatoriale di intrattenimento.
I movimenti fisici esistenti che vengono ampiamente copiati e condivisi su Internet sono messi a confronto con momenti specifici di coreografie di danza contemporanea.
Affrontando questioni accademiche e popolari, il solo rimette in discussione la responsabilità della cultura e dell’intrattenimento nei confronti della crisi della democrazia.
 

From Syria: Is this a Child?
Miriam Selima Fieno/Nicola Di Chio (IT)     

Mar 04.10.22, ore 10:00
Teatro Foce
Dai 12 anni
Durata: 60 min
Prima nazionale

  • storia
  • migrazione
  • guerra
  • accoglienza
  • dualismo

concetto e regia Nicola Di Chio, Miriam Selima Fieno
in scena Abdo Alnaseef, Giorgia Possekel
drammaturgia Miriam Selima Fieno
video di archivio Hazem Alhamwi
video dalla Siria Ahmad Samer Salem
video dal Libano Anthony Col
in collaborazione con Mishwar Ong
residenze e sostegni L’arboreto Teatro Dimora, La Corte ospitale Centro di Residenza Emilia-Romagna, Villa Manin CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro di Arcevia AMAT e ATGTP

From Syria: is this a child? nasce dal desiderio di trovare un linguaggio adatto per parlare ai ragazzi e diventa uno spettacolo di teatro documentario capace di parlare a tutte le generazioni”, spiegano Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio. Lo spettacolo racconta la storia vera di Giorgia, una bambina italiana che sta vivendo il dramma della separazione dei genitori, che si incrocia alla storia vera di Edma, una giovane profuga e attivista siriana scappata dalla guerra che dilaga nel suo Paese da dieci anni.
Da un lato il passato di Giorgia, fatto di bei ricordi, momenti divertenti, fotografie e filmati, finito presto per via del divorzio di mamma e papà. Dall’altro, il passato di Edma, un passato recente senza ricordi, momenti divertenti, fotografie e filmati, comune a tutti i bambini a cui la guerra ha portato via la casa e magari anche la famiglia.
Edma cerca di mettere in contatto Giorgia con questi bambini, perché i bambini, nella loro purezza e senza l’influenza, la presenza e gli errori degli adulti, sono ancora in grado di parlare. Si possono scambiare messaggi. Di pace. Di speranza. Di cambiamento. Si danno appuntamento a un futuro migliore. Se lo promettono a vicenda.
Uno spettacolo attualissimo, perché tutte le guerre – tristemente – si assomigliano.


Geh nicht in den wald, im wald ist der wald
Tabea Martin (CH)     

Mer 05.10.22, ore 20:30
Palco Sala Teatro LAC
Dagli 8 anni
Durata: 65 min     

  • emarginazione
  • razzismo
  • cambiamento sociale
  • educazione
  • dignità                                     

coreografia Tabea Martin
assistente alla coreografia Dominique Cardito
danza Léa Vinette, Stanley Ollivier, Calvin Ngan, Georges Hann
musiche Donath Weyeneth
costumi Yasmin Attar
scene Veronika Mutalova
co-produzioni Kaserne Basel, Jungspundfestival St. Gallen, coproduzione all’interno di Programmers' Fund of Reso – Dance Network Switzerland, con il supporto di Pro Helvetia, Swiss Arts Council
con il supporto di Fachausschuss Tanz + Theater BS/BL, Pro Helvetia - Schweizer Kulturstiftung, Jacqueline Spengler Stiftung, Ruth und Paul Wallach Stiftung, Stanley Thomas Johnson Stiftung

La delusione di essere stato escluso. Non sentirsi parte di qualcosa a cui appartenere. Costretto ai margini della società. Non essere accettato.
La delusione di come sta andando la vita rispetto a come te la sei immaginata. Che non ci siano opportunità uguali per tutti.
La delusione di sentirsi sgraditi ed essere discriminati, rifiutati e persino minacciati fisicamente. La delusione della disuguaglianza.
“Mi interessa il razzismo” – dice Tabea – “Un'ideologia che divide le persone e le colloca in gerarchie basate sul loro background etnico, nazionale o religioso. Mi interessa questo argomento, soprattutto sullo sfondo degli attuali cambiamenti sociali: il volto mutevole dell'Europa, la globalizzazione, la cosiddetta «crisi dei riugiati» e il populismo. Come si manifesta il razzismo in un paese, in una classe a scuola, in famiglia? Dove è nascosta la discriminazione? Come viene affrontata la materia nelle scuole? Cosa pensano i bambini di questo argomento? Come puoi difendere te stesso e chiedere rispetto, giustizia e dignità?”


Dr Chruz, Dr Schlungg und Dr Böös
Johanna Heusser (CH)

Ve 07.10.22, ore 20:30
Teatrostudio LAC
Dai 15 anni
Durata: 55 min

  • tradizione
  • sport
  • genere
  • critica sociale

concetto e coreografia Johanna Sofia Heusser
performers Dennis Freischlad, David Speise
drammaturgia Fiona Schreier
scenografia, suono e luci Marc Vilanova
luci e video Robert Meyer
costumi Diana Ammann
produzione Verein Landholz
co-produzione ROXY Birsfelden

Lo schwingen, la lotta svizzera, è una pratica fisica culturale che può essere impiegata come simbolo per trattare varie tematiche complesse riguardanti le narrazioni culturali che ci portiamo dietro.
Johanna Heusser si confronta con questo sport, connotato da una forte predominanza maschile, attraverso un duetto con due interpreti del sesso opposto, mettendo in discussione l’identità di questa pratica grazie a un approccio critico.
Scettica riguardo alle tradizioni svizzere nella sua vita quotidiana, Johanna percepisce quest’ultime come una problematica della società moderna in cui viviamo, anche perché, probabilmente, le sembrano spesso strettamente legate a valori conservatori, nazionalisti e patriarcali con i quali non riesce a identificarsi.
L’esempio della lotta svizzera rende evidente quanto le tradizioni viventi possano essere strumentalizzate, diventando oggetto di proiezioni sociali e di genere.
Johanna osa proporre un concetto alternativo di performance, nella quale elementi del wrestling tradizionale si mescolano/combinano con aspetti specifici della pratica scenica.


Como convertirse en piedra
Manuela Infante (CL)

Sa 08.10.22, ore 20:30
Palco Sala Teatro LAC
Dai 15 anni
Durata: 90 min
Prima nazionale
In spagnolo con sopratitoli in italiano

  • riflessione sul teatro
  • critica all’Umanesimo
  • sostenibilità ambientale

testo e regia Manuela Infante
cast Marcela Salinas, Aliocha de la Sotta, Rodrigo Pérez
design Rocio Hernández
sound design Manuela Infante
programmazione luce-suono e visuals Alex Waghorn
coreografia Diana Carvajal
con musiche di Eliane Radigue, Pauline Oliveros, Kali Malone, Senyawa, Beverly Glenn-Copeland
co-produzioni Centro Cultural Matucana 100, Fundación Teatro a Mil, NAVE and Parque Cultural de Valparaiso cooperazione HAU Hebbel am Ufer

Proseguendo attraverso l'esplorazione speculativa iniziata diversi anni fa, con Realism (2016) e Estado Vegetal (2017) al FIT del 2017, Cómo convertirse en piedra si pone il compito di immaginare un teatro non antropocentrico e non umanista, che contrasta con la nozione moderna di umanità come misura di tutte le cose.
Il concetto di “umano” è servito a sostenere e giustificare strumentalizzazioni ed esclusioni significative. Non solo verso i non umani, ma anche verso umani considerati meno umani. Un teatro non umano è uno sforzo critico, ma anche una pratica speculativa con altre forme di organizzazione, altre forme di politica, attraverso la quale si tenta di attuare una sorta di decolonizzazione da pratiche teatrali con al centro l'uomo e modellate sul pensiero umano.


Bears
Wunderbaum (NL)

Do 09.10.22, ore 20:30
Palco Sala Teatro LAC
Dai 15 anni
Prima nazionale
In olandese con sopratitoli in italiano

  • critica sociale
  • letteratura
  • rapporto con la Natura
  • libertà e società

regia Suze Milius
di e con Walter Bart, Wine Dierickx, Matijs Jansen, Maartje Remmers, Marleen Scholten
basato sul libro A Libertarian Walks Into a Bear: The Utopian Plot to Liberate an American Town (And Some Bears) di Matthew Hongoltz-Hetling
musiche Bo Koek
drammaturgia e riscrittura Koen Tachelet
assistente alla regia Nanine Maria Kok
scene e luci Theun Mosk
costumi Lotte Goos
produzione Wunderbaum
co-produzione Theater Rotterdam

Tutto il potere all'individuo: vivi libero o muori!
New Hampshire, Stati Uniti. Un gruppo di sostenitori radicali della libertà si infiltra nell'idilliaca cittadina di Grafton per liberarsi da tutto ciò che li infastidisce: tasse, ingerenze del governo, divieto di portare armi. Tutto il potere all'individuo. Contemporaneamente a questa "liberazione" radicale della città a Grafton sta emergendo un vecchio problema: l’invasione degli orsi alla ricerca di rifiuti commestibili che i cittadini dovranno fronteggiare senza nessuna regola che possa aiutarli.
Basato sul libro A Libertarian Walks into a Bear del giornalista investigativo Matthew Hongoltz-Hetling, Wunderbaum ricostruisce una battaglia di idee come un incubo tragicomico. Un progetto che prende le mosse dal modello americano ben ordinato diventa una storia sugli istinti umani, sul nostro rapporto con la natura e sul desiderio di un'utopia autocostruita. Il neoliberismo entra in conflitto con gli ideali dello stato sociale. La grande domanda di fondo è: come la libertà definisce la società?


Bogdaproste - che dio perdoni le tue morti
Catherine Bertoni (IT)

Lu 10.10.22, ore 19:00
Ma 11.10.22, ore 20:30

Teatrostudio LAC
Dai 15 anni
Debutto assoluto

  • identità
  • memoria del tempo
  • introspezione

progetto e regia Catherine Bertoni de Laet
drammaturgia Catherine Bertoni de Laet, Francesco Maruccia
con Moniica Mihaela Buzoianu, Flavio Capuzzo Dolcetta, Leonardo Castellani, Francesco Maruccia, Alberto Pirazzini, Giacomo Toccaceli
scene Giovanni Zuffi
costumi Margherita Platé
light designer Giovanni Voegeli
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
coproduzione ERT/ Teatro Nazionale
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco

La giovane Catherine Bertoni de Laet firma la sua prima prova registica e drammaturgica, portando in scena una tragedia familiare che riflette su questioni di identità e appartenenza, in un dialogo sulla memoria attraverso il tempo.
Una madre straniera comunica attraverso il sogno: inseguendo qualcosa che non sa di aver dimenticato, ricostruisce spazi onirici sulle tracce di un ricordo rimosso. Persa nel suo stesso labirinto, tenta di salvare i suoi quattro figli da un’irrazionale minaccia dando fuoco alla casa. Ventun anni dopo ritroviamo i figli, unici sopravvissuti all'incendio, sconosciuti tra loro e a sé stessi.
Cresciuti separatamente, i quattro fratelli ricadono in un meccanismo di lotta, tra rimozione e indagine. Il confronto, l'accusa e il sospetto viaggiano tra i loro corpi che dialogano in modo crudo, tagliente e pericoloso senza ritrovare un linguaggio comune.


In The Middle Of Nowhere
Kristien De Proost (BE)

Lu 10.10.22, ore 20:30
Palco Sala Teatro LAC
Dai 15 anni
Prima nazionale
In inglese con sopratitoli in italiano

  • appartenenza
  • identità
  • relazioni sociali
  • uniformità

performance Fred Araujo & Kristien De Proost
testo Kristien De Proost
scenografia e costumi Marie Szersnovicz
drammaturgia e occhio esterno Sara Vanderieck
produttore esecutivo CAMPO
con il supporto di De Grote Post

Perché al centro il treno è sempre più pieno che alle estremità?
Il centro della mandria è il posto più sicuro per ogni animale di quel branco? Dove vive la persona media? Come si determina il centro dell'oceano? Qual è il centro dell'infinito?
In In the Middle of Nowhere, Kristien De Proost e il brasiliano Fred Araujo si concentrano sul paradosso del centro; cercando di capire come le persone vogliono appartenere agli altri e allo stesso tempo distinguersi da loro. In un mondo sempre più governato da dati, standard e medie, il tema è più che mai attuale.
Lo spettacolo fa emergere il concetto secondo cui seguire la maggioranza rende la vita più facile. In cui le canzoni popolari diventano più popolari perché sono popolari. In cui sempre più persone guardano sempre meno video su YouTube. In cui la gente preferisce dare il potere a chi gli assomiglia. In cui “il pensiero critico è puramente in perdita dal punto di vista economico” oppure “è in perdita per delle ragioni meramente economiche, in quanto richiede potenza di calcolo al cervello e consuma più energia di quanta ne porta”. In cui il centro si smarrisce mentre i bordi cambiano. In cui tutto comincia a muoversi. Il centro è sinonimo di norma? Di uniformità? È radicalmente opposto alle sfumature e alla varietà?
Dai loro diversi background sulle due sponde dell'Atlantico, De Proost e Araujo riflettono su questo tema. Più cercano di capire dove si trova il centro, più tutto ciò che lo circonda sembra essere infinito.