Con I miei stupidi intenti, tratto dal romanzo omonimo di Bernardo Zannoni, vincitore del Premio Campiello 2022, la compagnia VicoQuartoMazzini prosegue la sua esplorazione della letteratura contemporanea italiana addentrandosi in un mondo popolato da animali che cercano Dio e poi lo rifiutano, che si sognano uomini e infine preferiscono restare bestie.
Archy è zoppo. Per questo sua madre, una faina rimasta vedova in pieno inverno, lo ha venduto al misero prezzo di una gallina e mezza. Lo ha comprato una vecchia volpe-usuraia che gli insegnerà come abbandonare la sua animalesca vita di stenti e crudeltà. Attraverso la rivelazione della parola e del linguaggio, Archy verrà travolto dalla grande contraddizione del mondo umano: la consapevolezza della morte che convive con uno sfrenato desiderio di eternità.
“Nella storia di Archy e nella scrittura del ventenne Zannoni si nasconde qualcosa di potente e di mistico, la forza dei miti e delle agiografie – scrive VicoQuartoMazzini. È la parabola di un animale che prova ad avvicinarsi a Dio, fallisce, e prova di nuovo; di una creatura che ha lo stupido intento di provare ad essere di più di ciò che è. […]
Abbiamo immaginato un futuro prossimo in cui l’umanità ha perso (o meglio, distrutto) tutto, e che si trova tra le mani soltanto tecnologia inutile. In questo scenario dai contorni mitologici e post-apocalittici, una comunità di sopravvissuti si raccoglie intorno a una storia, a un libro, a un fuoco, e prova a farne strumento di eternità. La vicenda della faina, la parabola della sua vita, diventa così un canto primitivo e contemporaneo, che ascoltiamo ossessionati, come Archy, dalle grandi domande a cui non riusciamo a dare risposta.”