Il tre volte Premio Ubu Massimo Popolizio affronta il dramma teatrale di Arthur Miller ambientato in una comunità di immigrati siciliani a Brooklyn e ispirato a un fatto di cronaca nera: un grande affresco sociale, ma anche il ritratto di un uomo onesto, Eddie Carbone, compromesso e sconfitto da una incestuosa passione erotica.
Uno sguardo dal ponte, capolavoro della letteratura americana del Novecento, trae ispirazione da un fatto di cronaca dal quale Arthur Miller rimane profondamente turbato: una torbida vicenda familiare, ambientata tra gli immigrati italiani di Brooklyn, nella New York degli anni ‘50. Lo stesso autore scrive: “L’azione della pièce consiste nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad ammantare il suo potere su di lui fino a distruggerlo”.
Popolizio vede in questo concetto di ineluttabilità del destino e di passioni dalle quali si può essere vinti e annientati una “spinta” o “necessità” che, ancora oggi, può avere un forte impatto teatrale: “Tutta l’azione è un lungo flashback – spiega il regista –, Eddie Carbone, il protagonista, entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto. Per me è una magnifica occasione per mettere in scena un testo che chiaramente assomiglia molto ad una sceneggiatura cinematografica, e che, come tale, ha bisogno di primi, secondi piani e campi lunghi. Alla luce di tutto il materiale che questo testo ha potuto generare dal 1955 (data della sua prima rappresentazione) ad oggi, cioè film, fotografie, serie televisive, credo possa essere interessante e “divertente” una versione teatrale che tenga presente tutti questi “figli”. Una grande storia… raccontata come un film… ma a teatro. Con la recitazione che il teatro richiede, con i ritmi di una serie e con le musiche di un film.”