A partire dall’osservazione sulla permeabilità del corpo rispetto ai media, con un riferimento particolare allo smartphone, la coreografa e danzatrice Ariella Vidach e il videoartista Claudio Prati – direttori artistici di AiEP – creano una coreografia che intercetta l’identità ibrida e post-organica della condizione contemporanea. Una scrittura di danza che lavora sulla penetrabilità e sull’attraversamento del corpo dai flussi di dati e sulle dilatazioni dei suoi confini.
Collegandosi al sito crossmediale www.corpomemory.org, gli spettatori potranno – prima, dopo e nel corso dell’esibizione – accedere ad informazioni che riguardano sia i racconti, le esperienze, i dati personali dei performer e della produzione, sia i suoni e le immagini della coreografia, così da partecipare attivamente interagendo con tutti gli elementi performativi.
Il sistema interattivo sviluppato appositamente per CORPOmemory si basa su di una porzione di programma (patch) definito “regia mobile”, creata con il software vvvv che, installato su di un computer in regia, permette agli smartphone di tutti gli spettatori presenti in sala di essere collegati e di poter inviare e ricevere testi, suoni e immagini, proiettati in grande formato e in modo immersivo a 360° sulle pareti dello spazio performativo.
In CORPOmemory lo smartphone diventa dunque strumento di condivisione che crea un sistema di relazioni tra spettatori e performer, permettendo di costruire un ambiente sensibile – delineato nei tratti e nell’estetica – attraverso l’elaborazione delle scelte prese dalla collettività e da un’intelligenza artificiale.
Nel corso della performance è possibile stabilire un sistema di relazioni tra gli spettatori che, attraverso i testi che scorrono sul display del loro cellulare e sulle pareti, possono dialogare tra loro. La sfera intima e privata diventa pubblica; i luoghi dell’azione si moltiplicano e si dislocano negli spazi di fruizione tramite una piattaforma sia fisica che online.
Le parole, proiettate simultaneamente ed in tempo reale sugli schermi degli smartphone e sui fondali della sala, diventano frasi che, in questa doppia “dimensione”, acquisiscono un senso nuovo, a volte puramente casuale e confuso, altre molto compiuto e preciso.
All’interno di questo percorso, inteso come passaggio e alterazione di informazioni, si sviluppa il tema della performance, con una coreografia che si dilata nel tempo e nello spazio, sospende il flusso indistinto dei dati, li elabora e li trasforma in linguaggio visivo e sonoro.
Un racconto astratto e multidimensionale che riflette sulle politiche, sui corpi, sulle dinamiche di potere, sui nuovi rituali delle narrazioni contemporanee.