Il respiro è al centro del nuovo lavoro della coreografa svizzera Lea Moro: in Another Breath, il processo vitale del respirare è usato come mezzo corale e coreografico.
Sdraiati, seduti e in piedi, diversi corpi si muovono nello spazio; la distanza l'uno dall'altro è misurata solo dalla portata dei loro respiri.
In tempi di mascherine, filtri d'aria e misurazioni di aerosol, condividere l'aria diventa una questione politica. Il respiro degli altri si trasforma in un pericolo. Eppure, i corpi respirano, si scambiano gas, definiscono uno spazio comune semplicemente inspirando ossigeno ed espirando anidride carbonica. I respiri paralleli si mescolano in modo polifonico: uno, due, tre, quattro respiri convergono nel ritmo di una voce. E a volte, anche loro - i corpi - canticchiano senza senso, semplicemente perché stanno respirando.