La regista romana Fabiana Iacozzilli – Premio della Critica ANCT 2019 per La classe – firma la regia di En Abyme, lavoro scritto da Tolja Djoković – vincitrice del bando di drammaturgia “under 40” alla Biennale College Teatro 2021/22 – intorno al tema dell’immersione in profondità senza fondo, dell’abisso come presenza sottile e costante. Un canto continuo in cui immagini, azioni, ambienti, suoni e parole dialogano, costruendo sensi inediti.
“Il testo di Tolja Djoković – si legge nelle note di regia – narra il tentativo da parte di James Cameron da un lato e quello di una bambina/donna dall’altro di riportare in superficie pezzi di un abisso inesplorato. Per quanto riguarda Cameron la sfida è quella di scendere nell’abisso Challenger, nel cuore della Fossa delle Marianne, luogo dove nessuno prima di lui era mai arrivato, e tentare di riemergere con delle certezze circa quel mondo sconosciuto. Per quanto riguarda la discesa della bambina/donna, il viaggio nella sua profondità fa riemergere pezzi di vita, squarci di un passato vissuto con un padre e forse anche rimosso, momenti di solitudine accompagnati dalla sola visione del film Titanic di James Cameron.
En Abyme è un gioco di rispecchiamenti, un testo prismatico che, lavorando sulla struttura ad effetto Droste, ribalta continuamente il punto di vista sulle vicende narrate e ci fa interrogare su chi siamo, chi ci guarda e su cosa siamo in grado di far tornare alla luce di noi stessi.
L’intento della regia è quello di accompagnare lo spettatore in queste due immersioni, di porsi come sguardo ulteriore su una discesa che, mentre precipita dentro un abisso-grotta che ricorda il ventre materno, si fa soprattutto ricerca ostinata di un padre, di una relazione con il paterno, della volontà di essere visti e riconosciuti dal padre.
Lo spettacolo, attraverso un dialogo constante tra il dispositivo drammaturgico a quattro voci – l’occhio della telecamera, la Fossa delle Marianne, il documentario e le didascalie – e il dispositivo scenico che, come fosse un film da vedere e rivedere alla ricerca di una traccia, mette al centro della narrazione le immagini proiettate della vita della bambina/donna, si interroga sulla possibilità di cogliere in un fotogramma della nostra vita una connessione tra un dentro e un fuori, sulla possibilità di riemergere vivi dalla Fossa delle Marianne presente in ognuno di noi.”