— Meet the artists

Intervista a Tabea Martin

Di Lorenzo Conti

Che cosa significa essere una “coreografa donna” oggi?

Tabea Martin

Tabea Martin

Si tratta prima di tutto di un’opportunità per comunicare, problematizzare e criticare valori, abitudini e comportamenti umani attraverso la danza, il movimento e nel mio caso anche la parola.

Idealmente lavoriamo per un mondo di diritti uguali per tutti in cui non ci sia più bisogno di etichette per definire se una coreografia è al “maschile” o al femminile”. Cerco di impegnare tutta me stessa in questo processo di trasformazione.

Pensi che nel mondo della danza ci siano più opportunità per artisti uomini?

Tabea Martin

Assolutamente sì e questo è un grande sprone per trasformarlo!

Backstage, CIE Tabea Martin

Che cosa ti incoraggia a entrare in sala prove ogni giorno, che cosa motiva la tua ricerca?

Tabea Martin

Prima di tutto le persone con cui lavoro. La sala prove è uno spazio in cui non sei mai sicura di niente, il più spaventoso e allo stesso tempo il più libero dei luoghi in cui puoi cercare, trovare, scoprire elementi che prima non erano lì. È come essere sopra una barca costantemente in balia di una tempesta e non sai mai se la barca approderà sulla terra ferma ma soprattutto su quale terra. Sappiamo solo che siamo sulla stessa barca tutti insieme. Proviamo a dirigerla con tutte le intemperie e gli imprevisti che possiamo trovare lungo il percorso. Mi affascina assumermi dei rischi e allo stesso tempo mi terrorizza. Essere in quella zona di mezzo insieme ad altre persone è un’avventura e una sifda a continuare. Alla fine, quella terra non la raggiungi mai e una volta raggiunta e già ora di ripartire.

Quale figura ti ha ispirata all’inizio della tua carriera come coreografa?

Tabea Martin

All’inizio dei miei studi come danzatrice, la mia prima insegnante di balletto era solita chiamarmi “Trabi”, come le vecchie automobili tedesche della DDR perchè avevo un gioco di gambe e piedi molto lento. Da subito mi resi conto che per diventare una danzatrice o una coreografa era necessario lasciare andare la forma e cercare di “trasportare” qualcosa al di là del movimento stesso.

Crescendo ho avuto l’occasione di vedere i balletti di Heinz Spoerli e di assistere agli spettacoli di Christoph Marthaler. Quando poi mi sono trasferita ad Amsterdam sono entrata in contatto con l’opera di autori e compagnie come Societas Raffaello Sanzio, Forced Entertainment, Needcompany, Anne Teresa de Keersmaeker, Xavier le Roy, Wim Vandekeybus, Goat Island, Sasha Waltz e anche tutto il teatro e la danza olandese. Ma in quegli anni e ancora oggi la principale fonte d’ispirazione è sempre stata la letteratura assieme ai pensieri delle persone e ai loro conflitti che mi circondano ogni giorno.

Backstage, CIE Tabea Martin

Come affronti le tematiche di genere all’interno dei tuoi lavori?

Tabea Martin

Nel 2016 ho realizzato il mio primo lavoro sulle questioni di genere per un pubblico sia giovane che adulto chiamato PINK FOR GIRLS AND BLUE FOR BOYS. Volevo mettere a confronto il giovane pubblico con l'argomento per renderlo consapevole e creare un terreno comune di discussione.

Quello del genere è un soggetto presente anche in altri miei lavori ma in maniera più sottile, un “rumore di fondo” che attraversa tutta la mia opera senza essere al centro del dibattito ogni volta.

Tabea Martin Nata in Svizzera nel 1978, Tabea Martin studia danza moderna all’Hogeschool voor de Kunsten di Amsterdam. Dopo gli studi, lavora soprattutto in Olanda, Germania e Irlanda. Nel 2006 porta a termine una seconda formazione presso la Rotterdamse Dansacademie, dove studia coreografia. L’artista realizza per la propria compagnia diverse opere di grande successo internazionale, tra queste: «Pink for Girls & Blue for Boys» (2016), «This is my last dance» (2018) e «Forever» (2019). Ballerina e coreografa pluripremiata, Tabea Martin è spesso invitata a lavorare presso altre compagnie, in veste di coreografa ospite. Negli anni tra il 2010 e il 2014, nonché tra il 2016 e il 2019, diversi progetti di Tabea Martin sono stati sostenuti nel quadro del modello di coproduzione PRAIRIE del Percento culturale Migros.