Il Balé da Cidade de São Paulo, la più importante compagnia di danza della metropoli brasiliana, acclamata sia dalla critica che dal pubblico di tutti i grandi teatri in cui si è esibita, arriva al LAC con uno straordinario programma composto dal lavoro di tre coreografi molto diversi tra loro.
La serata si apre con lo spagnolo Cayetano Soto, il quale descrive il suo pezzo – creato sulle musiche di Ezio Bosso – con le seguenti parole: “Adastra è per me una filosofia di vita, un punto di riflessione, un percorso per arrivare alla stella che ognuno di noi porta dentro di sé, ovvero l’energia di cui si ha bisogno per raggiungere la propria stella fortunata. Il cammino è una lotta personale per diventare ciò che si è sempre sognato – una chimera: raggiungere le stelle non è possibile nella realtà. C’è un merito per arrivare al centro di Adastra, perché più avversità si devono superare, più esperienza si acquisisce nella nostra breve vita”.
Il secondo lavoro, firmato dal brasiliano Clébio Oliveira, parte da una serie di domande: quale sarebbe l’ideale di un mondo perfetto? Come sarebbe una vita ritualizzata? È possibile un mondo in cui si possa celebrare la vita attraverso la danza e la musica? Come danzare i simboli della vita in un possibile mondo post-pandemico? Transe è una festa senza fine, un’utopia vista attraverso la metafora di una favola inventata. Un rituale futuristico di estasi collettiva; un’immersione sensoriale più vicina al mondo dei sensi che a quello della ragione.
Il programma si chiude con Fôlego (respiro), coreografia in cui Rafaela Sahyoun si sofferma sull’urgenza di creare letteralmente pulsazioni: il respiro è contagioso, negoziazione dei desideri, assimilazione; un evento interpersonale che avvicina e allontana, si riverbera, si trasforma, vacilla, decade e si rigenera. Fôlego evoca l’erotismo dell’essere vivi.