Il Teatro Sociale Bellinzona propone una regia e un cast tutti bellinzonesi per questa sua nuova produzione che per la prima volta porta in scena in italiano l’opera più ticinese di Max Frisch, la più affascinante forse mai scritta dal grande autore zurighese.
Nella solitudine del suo eremo in val Onsernone, il signor Geiser, vedovo settantaquattrenne di origini basilesi, protagonista de L’uomo nell’Olocene di Max Frisch, cerca nella propria memoria e nei libri in suo possesso le armi per resistere al tempo. Lotta contro il nubifragio che ha divelto la natura, lì fuori dalla sua finestra, e contro l’erosione impietosa del suo corpo e della sua mente. Inizialmente legge, poi ritaglia, schizza, attacca fogli alle pareti. La figlia Corinne è la sola che può decifrare gli sforzi di un uomo sempre più fragile. Frugando tra i segni lasciati dal padre, cerca di riappropriarsi dei suoi ricordi...
Un testo che, come tutti i classici, non smette di interrogarci sul presente. L’emergenza sanitaria infatti ci ha fatto vivere la solitudine e ci siamo scoperti più fragili di quanto non sapevamo di essere. Oggi le parole del signor Geiser risuonano più attuali che mai. E, come lui, ci tocca fare i conti con qualcosa di infinitamente più grande di noi.