Torna al LAC, per la terza edizione del Festival Presenza, la celebre violoncellista svizzero-argentina Sol Gabetta, protagonista, insieme all’Orchestra della Svizzera italiana, al suo direttore Markus Poschner e alla violinista Patricia Kopatchinskaja, di diversi appuntamenti sinfonici e cameristici all’insegna della sperimentazione.

Il festival, diretto dalla stessa Sol Gabetta e curato da Balthazar Soulier, è ideato per proporre alternative al quadro formale del concerto sinfonico classico, attraverso l’inserimento di novità scenico-teatrali, sorprese musicali, brani, “presenze” inaspettate e soluzioni che invitano il pubblico a cambiare il consueto rituale di un concerto di musica classica.

Con Presenza si intendono quindi proporre nuovi modi di fruire i concerti, ispirandosi alla cornice originaria in cui i brani (soprattutto della prima parte del XIX secolo) sono stati composti, concepiti ed eseguiti e tenendo nella massima considerazione anche la componente scenica e teatrale. Secondo Sol Gabetta, molto del repertorio storico richiede una maggiore attenzione proprio alla dimensione teatrale delle esecuzioni: bisogna pensare ad ogni dettaglio che possa influenzare sia il modo di suonare, sia il modo di fruire la musica, dall'illuminazione, alla disposizione del palco e del pubblico.

«Siamo convinti – sottolineano Sol Gabetta e Balthazar Soulier - che anche con piccoli adattamenti al tipico “rituale” e al programma di un concerto si può ottenere un grande effetto. Dal punto di vista del repertorio, con l’OSI potremo riscoprire tutta una serie di pagine del XIX secolo per violoncello, ispirate anche a famose arie d’opera, che oggi non vengono più suonate ma rappresentano brani di grande valore purtroppo dimenticati».

Anche Markus Poschner sottolinea l’importanza di questo sperimentare: «Volevamo qualcosa che si distaccasse dalla regolare vita concertistica, che pure costituisce la maggior parte della nostra attività. Ci siamo voluti fare questo regalo, non solo io e Sol, ma l’intera Orchestra della Svizzera italiana, perché siamo assetati di nuovi orientamenti: siamo alla ricerca di senso, di altre prospettive».

«Un concerto – concludono Sol Gabetta e Soulier - non è soltanto un evento acustico, ma giocano un ruolo importante anche la dimensione visiva, sociale, teatrale, storica: tutte prospettive che interagiscono fra loro. Vogliamo rafforzare queste interazioni e coinvolgere in ciò anche il pubblico, aiutandolo a rendersi conto che è esso stesso una parte importante del tutto, che può persino contribuire all’interpretazione degli artisti».

 

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