Il regista fiorentino Giovanni Ortoleva chiude la sua trilogia dedicata ai miti dell’amore romantico – di cui fa parte la produzione LAC La dodicesima notte (o quello che volete) di William Shakespeare – firmando drammaturgia e regia de La signora delle camelie, nuovo spettacolo liberamente tratto da uno dei più grandi romanzi della letteratura ottocentesca.
La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, testo di sorprendente violenza sociale, ha dato origine ad uno degli “stereotipi” femminili più intensi dell’Ottocento, diventando modello di moltissimi prodotti artistici di grande successo: balletti, opere liriche, testi teatrali, film.
Nel corso dei secoli, l’amore impossibile tra Marguerite Gautier e Armand Duval ha continuato a ripetersi, diventando, forse, il più grande mito romantico moderno; ma il romanzo di Dumas figlio è piuttosto basato su una storia vera ed ha mantenuto intatta anche tutta la sua brutalità, nonostante le intenzioni reazionarie e moralizzanti del suo autore.
E così, mentre il mito, ripetizione dopo ripetizione, si fa più stucchevole e sentimentale, La signora delle camelie in questa nuova prova di Ortoleva diviene soprattutto la cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista smaschera il romanticismo che l’ha coperta.
Uno spettacolo teso tra l’Ottocento e l’ultra-contemporaneo, che racconta, insieme agli struggimenti e alla nobiltà d’animo della sua eroina, il voyeurismo e la perversione di una società che sfoga le sue tensioni sul corpo della donna. Una storia che continua a toccarci, più di quanto vorremmo.