La pluripremiata compagnia I Sacchi di Sabbia, da sempre capace di coniugare tradizione popolare e ricerca culturale, porta in scena un’originale rilettura della storia della Tigre della Malesia, raccontata affettando ortaggi su un tavolo da cucina.
Attorno al tavolo di una cucina si riuniscono quattro personaggi che, indossato il grembiule, danno vita alle intricate gesta del pirata malese. Fulcro dell’azione è l’ortaggio, reinventato in ogni forma: carote-soldatini, sedani-foresta, pomodori rosso sangue, patate-bombe, prezzemolo ornamentale. E poi cucchiai di legno come spade, grattugie come cannoni, una bacinella d’acqua per evocare il mare del Borneo, scottex per cannocchiali, sacchetti di carta, coltellini, tritatutto…
Il racconto prende forma nella mente dello spettatore, per poi esplodere in una frenesia travolgente e contagiosa. La cucina si trasforma: è la casa di Sandokan, la nave dei pirati, la villa di Lord Guillonk, la foresta malese, la spiaggia di Mompracem.
Fedele all’ideale di un ironico esotismo domestico (Salgari, del resto, non si spinse mai oltre l’Adriatico), lo spettacolo è un elogio all’immaginazione – minacciata dal blob superficiale dei nostri tempi – e, al tempo stesso, una sottile satira di costume. Piccoli uomini – noi – e i loro grandi sogni si affrontano in un gioco scenico buffo ed elementare. Chi avrà la meglio?