Evento passato

05 aprile 2023

Sala Teatro

20:30

06 aprile 2023

Sala Teatro

20:30

La giovane e affermata regista ungherese Kriszta Székely si confronta con l’imponente figura letteraria del duca di Gloucester, senza dubbio uno dei cattivi più iconici e rappresentati del repertorio shakespeariano, qui interpretato dal due volte Premio Ubu Paolo Pierobon.

Scritta tra il 1591 e 1592, Riccardo III è l’ultima di quattro opere teatrali nella tetralogia minore di William Shakespeare sulla storia inglese e conclude un racconto drammatico cominciato con Enrico VI. Da sempre, questo dramma storico affascina per la sua dimensione violenta, manipolatoria e solitaria, rappresentata dal suo protagonista, assassino deforme e infingardo: il duca di Gloucester.
Dopo il successo raccolto a Torino e a Budapest dal suo Zio Vanja, a partire dal 2021 Kriszta Székely è entrata a far parte del nucleo artistico del Teatro Stabile di Torino come artista associata. Nelle sue regie, sia di prosa che di opera, è sempre forte l’impegno politico e civile, così come l’attenta analisi dei ruoli, reali o presunti, che ci vengono attributi dalla società.
Nelle sue mani, Riccardo III non potrà che diventare una critica ancora più feroce e aspra del desiderio di potere e autoaffermazione che caratterizza ogni totalitarismo.

da
William Shakespeare 

adattamento
Ármin Szabó-Székely

traduzione
Tamara Török

regia
Kriszta Székely

con
Paolo Pierobon
Matteo Alì
Stefano Guerrieri
Manuela Kustermann
Lisa Lendaro
Nicola Lorusso
Alberto Boubakar Malanchino
Elisabetta Mazzullo
Nicola Pannelli
Marta Pizzigallo
Francesco Bolo Rossini
Jacopo Venturiero 

e con, in video,
Alessandro Bonardo
Tommaso Labis

scene
Botond Devich 

costumi
Dóra Pattantyus 

luci
Pasquale Mari 

suono
Claudio Tortorici

video
Vince Varga

assistente luci
Gianni Bertoli

produzione
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Riccardo III è senz’altro uno dei drammi più popolari di William Shakespeare. Perché i registi continuano a scegliere quest’opera ancora oggi? Cosa c’è in questa storia estrema che, di generazione in generazione, ogni volta in modo diverso pur mantenendo la stessa intensità, arriva a toccare così profondamente lo spettatore? Qual è quel misterioso fenomeno che travalica il tempo e con il quale Shakespeare, brutalmente, ci costringe a confrontarci? Perché questa figura sembra così familiare ai miei nonni, ai miei genitori, a me?  Chi è veramente questo personaggio che, senza scrupoli né morale, ambisce al potere, e che poi viene corroso proprio dallo stesso potere conquistato e dal suo senso di colpa? Io lo conosco? È lui che governa il mio paese? È il politico che ieri sera in televisione ha parlato della guerra con le lacrime agli occhi, e domani ne farà scoppiare una con un’espressione impassibile? O è un membro senza volto di quelle fondazioni che accumulano miliardi? O è il mio stesso capo, che dirige l’azienda dove lavoro? O il portinaio, che, inebriato dal suo potere, inasprisce costantemente la mia vita? O è mio figlio, sull’altalena, o nelle sue sanguinose liti infantili al parco giochi? Non sarò mica io Riccardo III?
Questo dramma, con azioni estreme e radicali, ci mostra l’ascesa inarrestabile di un uomo all’apice del potere, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e oscuro abisso che si spalanca oltre il potere stesso. Il viaggio di questo personaggio dev’essere per tutti noi un esempio di quanto l’ardore e la ricerca sfrenata del potere non conosca limiti umani, e che chi pecca di prepotenza alla fine sarà prigioniero del proprio inferno. Si tratta di una parabola. Un esempio. Uno specchio insanguinato, una preghiera oscura con la speranza di un mondo migliore.”
– Dalle note di regia di Kriszta Székely

Foto di scena