Per l’anno scolastico 2024-25 il centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura ha proposto un progetto in partenariato con le Scuole medie superiori di Lugano (Liceo cantonale di Lugano 1, Lugano 2, Lugano 3) allo scopo di incentivare la riflessione e lo scambio su temi di attualità e di “necessità” per i giovani, attraverso un lavoro sulla scrittura scenica, a cura di tre giovani drammaturghi. 

La stagione di arti performative del LAC, attraverso il focus intitolato “Echi dal futuro”, ha creato l’occasione per approfondire la riflessione sulle diverse possibilità offerte dall’arte per immaginare un futuro a portata di tutti, in particolare dei più giovani e per indagare il rapporto tra realtà e mondo virtuale. Gli spettacoli in programma, contraddistinti da drammaturgie che rompono con la tradizione di una forma narrativa classica, frammentandola e ricomponendola per affrontare la contemporaneità con linguaggi nuovi, hanno consentito ulteriori sguardi e spunti creativi. 

A partire da tale premessa, il progetto Drammaturgie per il Futuro ha rappresentato un percorso di analisi, conoscenza e sviluppo di scrittura drammaturgica, lavorando sul tema dell’impatto della tecnologia nella costruzione della identità personale e sociale. Il tema, già affrontato in altri progetti dagli studenti, è stato ampliato attraverso un lavoro molto puntuale sul linguaggio e sulla trasposizione scenica, che crea un luogo nuovo di comunicazione e riflessione. 

I testi qui pubblicati sono stati realizzati dagli studenti e le studentesse dei Licei cantonali di Lugano durante gli incontri che i tre drammaturghi Caterina Filograno, Simone Causa e Caterina Sanvi hanno svolto in classe, attraverso un lavoro che è iniziato dal training sul corpo, per poi entrare nella scrittura, individuale o a gruppi, con modalità diverse. 

Al termine del progetto, ogni classe ha condiviso il proprio lavoro con le altre classi coinvolte: in un incontro collettivo durante il quale i tre drammaturghi hanno proposto una la lettura drammatizzata dei testi realizzati. 

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Per l’anno scolastico 2024-25 il centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura ha proposto un progetto in partenariato con le Scuole medie superiori di Lugano (Liceo cantonale di Lugano 1, Lugano 2, Lugano 3) allo scopo di incentivare la riflessione e lo scambio su temi di attualità e di “necessità” per i giovani, attraverso un lavoro sulla scrittura scenica, a cura di tre giovani drammaturghi.

La stagione di arti performative del LAC, attraverso il focus intitolato “Echi dal futuro”, ha creato l’occasione per approfondire la riflessione sulle diverse possibilità offerte dall’arte per immaginare un futuro a portata di tutti, in particolare dei più giovani e per indagare il rapporto tra realtà e mondo virtuale. Gli spettacoli in programma, contraddistinti da drammaturgie che rompono con la tradizione di una forma narrativa classica, frammentandola e ricomponendola per affrontare la contemporaneità con linguaggi nuovi, hanno consentito ulteriori sguardi e spunti creativi.

A partire da tale premessa, il progetto Drammaturgie per il Futuro ha rappresentato un percorso di analisi, conoscenza e sviluppo di scrittura drammaturgica, lavorando sul tema dell’impatto della tecnologia nella costruzione della identità personale e sociale. Il tema, già affrontato in altri progetti dagli studenti, è stato ampliato attraverso un lavoro molto puntuale sul linguaggio e sulla trasposizione scenica, che crea un luogo nuovo di comunicazione e riflessione.

I testi qui pubblicati sono stati realizzati dagli studenti e le studentesse dei Licei cantonali di Lugano durante gli incontri che i tre drammaturghi Caterina Filograno, Simone Causa e Caterina Sanvi hanno svolto in classe, attraverso un lavoro che è iniziato dal training sul corpo, per poi entrare nella scrittura, individuale o a gruppi, con modalità diverse.

Al termine del progetto, ogni classe ha condiviso il proprio lavoro con le altre classi coinvolte: in un incontro collettivo durante il quale i tre drammaturghi hanno proposto una la lettura drammatizzata dei testi realizzati.

“La tecnologia e il virtuale sono ormai colonne portanti della nostra esistenza. Ed è per questo che si è scelto di lavorare con gli adolescenti sul concetto di identità digitale attraverso lo strumento della scrittura creativa per il teatro.

Il percorso offerto ai licei Luganesi si è articolato in tre diverse proposte tematiche: metaverso, intelligenza artificiale e cimiteri virtuali. Tutte accomunate da una ricerca sul linguaggio, su come esso stia cambiando con l’avvento di social e schermi nelle nostre esistenze.

Fine degli incontri è di liberare la fantasia e uscire dalla timidezza, invitando le classi ad andare nell’errore, nell’eccesso e nella follia creativa.

Lavorare sull’identità nel virtuale è un modo di dialogare sul presente, su cosa sta accadendo intorno e dentro di noi. E per farlo, si è scelto di utilizzare lo strumento meno virtuale e più fisico che esista: il teatro.”

Caterina Filograno

Liceo cantonale di Lugano 1
Identità digitale e metaverso

a cura di
Caterina Filograno

direttrice
Valeria Doratiotto Prinsi,

professore
Matteo Ferretti,

alunni
Yessenia Baratella, Isabella Bonaldo, Arianna Sofia Bordoli, Milo Bosia, Janis Bralla, Nora Bucciarelli, Elisa Casari, Elisa Ceccarelli, Greta Francesca Duranti, Anchali Marta Gabucci, Mattia Graur, Arianna Haas, Duccio Heitmann, Anushan Jeevaratnam, Valentina Mazza, Giulia Elisabetta Oehen, Sarah Patocchi, Federico Peduzzi, Ilham Poretti, Solomon Ravetta, Nicolò Saletti-Antognini, Dennis Saribiyik, Anastasia Sasanelli, Alessio Ungaro

di: Alessio, Elisa Ceccarelli, Giulia


Due avatar, che un tempo erano un umano e una pianta sono ora solo due alberi in mezzo al mare. Dialogano, incoscienti della loro precedente natura.

Pino: (squillante): CIAO!

Ciliegio: (assonnato): ciao..

Pino: Come stai?

Ciliegio(un poinfastidito): Bene te?

Pino: Apposto, ho una fame da lupi!

Ciliegio: Cos’è un lupo?

Pino: Non lo so… l’ho sentito dire, però so che è affamato.

Ciliegio: Con tutta questa acqua e questa luce, come fai ad avere fame?

Pino: Dai, fai cadere due ciliegie che vengono su i pesci!

Ciliegio: Le ciliegie non attirano i pesci.

Pino: Non ci hai nemmeno provato.

Ciliegio: BASTA ROMPERE, non sprecherò le mie ciliegie per le tue cazzate.

Pino: Non sono cazzate, ho fame veramente.

Ciliegio: Ma quando mai hai visto un albero mangiare un pesce?

Pino cambiando discorso: Guarda! C’è della terra!

Ciliegio: Dove? E in più come fai a sapere che è terra?

Pino: Andiamo a vedere!

Ciliegio: Ma cosa stai dicendo?

Pino: Che rompipalle, non ti va bene niente..

Ciliegio: Con capisco cosa vuoi dire—

Pino: Andiamo lì a vedere!

Ciliegio: Non capisco...

Pino: Cosa non capisci di “andiamo lì a vedere”

Ciliegio: E come vorresti fare?

Pino: Ah già……..

Di: Arianna e Yessenia

 

Pinkie - così soprannominata dai suoi genitori - è una bambina molto allegra e solare ma completamente ossessionata dai videogiochi, tanto da passare i giorni attaccata alla consolle. Un giorno, si trova improvvisamente catapultata in un videogioco controllato da qualcun’altro, lei però ancora non ha capito cosa le è successo. 

Pinkie si trova all’interno del videogioco e vede tutto ciò che succede all’esterno tramite lo schermo principale. Al gioco ci sta giocando suo fratello che però pare non riconoscerla.

Pinkie: Aia!!! che botta, “ si tocca la testa confusa “ ma dove sono…” AAAAA ODDIO MA JAKIE HAI LA FACCIA ENORME!!! Jakieeeeeee eiiiiiii mi senti?? ma che problemi hai, dai scemo cagami… sono davanti a te ascoltami...

Jakie: ma che roba è questa? Non ci avevo mai giocato. Questo personaggio continua a saltare ma non mi dice come fare il gioco, bah… 

Pinkie: “saltella“  Oh e quello cos’è??” si avvicina ad un pulsante e lo schiaccia.

Pinkie: Boh non succede nulla… 

Jakie: Ahh ecco la spiegazione: 

Voce fuori campo: “Tutorial: passare attraverso tre livelli nel mondo di Apple Pie senza morire neanche una volta altrimenti il gioco finirà all’istante” 

Jakie: ma com’è possibile che non ci sono le vite che gioco è?

Pinkie nel frattempo sta correndo nella piattaforma

Voce fuori campo: Pronto a partire?? 

Jakie preme e dice a voce alta “START"

Scena due: Pinkie si rende conto di cosa sta succedendo e anche di quanto sia pericoloso. Jakie interrompe la partita per andare a mangiare. 

Pinkie: Ouch…ma cosa stra cappero sta succedendo...Pinkie si sente come attratta e calamitata in avanti Ma eiiii non mi voglio spostare che brutta sensazione 

viene fermata bruscamente davanti ad un sasso grande, e salta senza controllo

AAAAAAAAAAAA 

atterra bruscamente dall’altra parte del sasso. Gira la testa, guarda verso l’altra parte dello schermo e vede suo fratello

Jakie…eii mi vedi? Mi senti?? 

Jakie: Arrivo mammmaaaaaaaa due minuti e vengo ad apparecchiareeeeeeee 

Pinkie: Come apparecchiare?? Ma vengo anche io, aspettatemi! Perché io ti sento e tu noo?Jaaakieeeeee!

Jakie: “schiaccia un pulsante” Pausa!

Eeecccomiiiiii!

Pinkie ora riesce di nuovo a muoversi: si guarda attorno confusa e vede un piccolo cespuglio rosa, lo osserva attentamente

Pinkie: Okay aspetta un attimo, ma quello è il cespuglio soporifero del nuovo videogioco che ho comprato, è impossibile non riconoscerlo...certo pensavo fosse più grande… com’è possibile che sia davanti a me adesso “sgrana gli occhi e improvvisamente capisce”   Oh no...nononononooooo! Sono finita in un videogioco! Ma com’è possibile? E il giocatore è quello scemo di mio fratello. O mio dio sono morta, non ho possibilità di vincere se gioca lui. Se arrivo alla fine del gioco dovrei riuscire ad uscire, ma come faccio ad arrivare alla fine se a giocarci non sono io, devo trovare un modo per comunicare con mio fratello altrimenti sono fregata. Ma come posso fare?? 

Di: Ilham e Eliane

 

Pe: chi sei?

Pi: chi sei tu?!

Pe  : io….io…sono Penelope.

Pi: non è veroooo! FOLLIA! IO sono Penelope!

Pe: Ma…in che senso? (Sottovoce tra sè e sè ) ma in che senso ce ne sono due in un solo mondo?

Pe è consapevole di essere un avatar creato in un metaverso e sa che deve ritrovare il suo stesso avatar negli altri mondi per poter tornare nel mondo reale. Ma non cerano mai stati prima dallora due avatar uguali nello stesso mondo.

Pi: cosa c’è di complicato? Mi chiamo Penelope.

Pe: Ma...sei sola?

Pi .si, sai la coda alle poste nel deserto è veramente corta, si allunga solo se i cammelli fanno gli insistenti

Pe: okay, ma, cosa ci fai qui?

Pi: beh, dovrei chiedertelo io visto che non ho mai visto una casa nel deserto in 150 anni che sono qui.

Pe: io sono Penelope, TU sei Penelope, eeeee…Penso…sia arrivato il momento di dirtelo…

Pi: che mi ami…? Sarebbe un po’ affrettato maaa/

Pe:/ siamo due Penelope, ma in verità siamo una.

Pi rimane intontita

Pe: Ti spiego, siamo in un multiverso/

Pi:/ COSA?!

Pe: sì, qualche anno fa nel mondo reale, che per noi corrisponde a 200 anni fa, Penelope, una GRANDE RINCOGLIONITA, decise di loggarsi ad un videogioco craccato, e adesso, eccoci qua, tutte le emozioni della sua personalità divise in avatar diversi, e non possiamo uscirne e tornare nel mondo reale, se non cercandoci e unendoci.

Pi dubbiosa ma divertita: in che senso unendoci?

Pe scocciata: gioco di squadra Penelope, hai presente? (Tra sé e sé ironicamente): bene, vedo che mi è toccato il mondo della Penelope sveglia…

Pi: Ok, ma adesso?

 Le due Penelope, dopo essersi chiarite, si dirigono verso la porta..

Pi come se fosse un militare: Eccociiiiii dimmi tutto sergente, mi dica cosa devo fareeeee.

Pe: Innanzi tutto ti calmi.

Pi: Bene, andiamo.

I due avatar fanno un passo fuori casa e Pe torna correndo in casa

Pe :AAAAAAAIA cavolo non mi ricordavo che la sabbia mi bruciasse il legno

Pi: Ti serve una mano?

Pe : E come vorresti aiutarmi?

Pi ( quasi come se fosse scontato): Ti porto in spalla!

Pe ( tra sé e sé, sbuffando ) : cosa non devo fare per quella rincoglionita del mondo reale..

Pi: Vieni, sali.

Gli avatar si incamminano fuori - Pe si è addormentata sulle spalle di Pi - e dopo alcuni metri Pi va a sbattere contro un cactus.

Pe (con voce assonata ): Che fai… non l’hai visto!

Pi: Visto cosa?!

Pe: Ma come cosa ! Non lo vedi quel grande ammasso verde appuntito..

Pi: Ma di che parli?

Pe (esasperata) : Oddio! ecco! Ora ho capito!!! Per ritrovare le altre Penelope io sarò i tuoi occhi e tu sarai le mie gambe...

Pi( divertita): Gioco di squadra! Adesso capisco.

Di: Isabella e Matilda

 

In una stanza. Di giorno, illuminata dal basso. Ego entra nella stanza, le gambe pesanti, stanno affondando nel pavimento, che è uno schermo gigante. Trascinata sempre di più dal magnetismo del suolo, si trova gradualmente carponi, fino ad arrivare al centro della stanza strisciando. Tenta di chiudere una notifica strisciandola sul pavimento. Non ci riesce, continua a provare.

Ego, con voce intermittente: N- N- No- Non ho t-tempoooo… Non ho tempo. Ho t-tanto da fare. Tantiiiissimo da fare… Ora mi alzo (sprofonda più saldamente nel suolo) Ora mi alzo.

(Cade nel cellulare)

Player: Chi sono? Dove sono? Sono solo? E se lo sono, lo sono davvero? Se provo a camminare mi vibrano le gambe. Non c’è odore, non c’è suono, solo un lieve ronzio. Se allungo le mani si perdono nel vuoto. Tutto è ovattato, o forse rimbomba? C’è qualcuno? Sono sospeso nel vuoto. Il ronzio si è fatto più forte. C’è una grande rotellina che ora gira davanti a me. Sta caricando forse? Lo spero.

Ego: A… B… C… D… e? E poi?

Player: Che strano questo nuovo aggiornamento.

Ego: Forse le rose sono rosse.

Player: Giugno doveva essere il mese dell’uscita.

Ego: quanto a lungo devo dire il suono di una notifica dopo che si è dissolto? Continuo a sentirlo ronzare comunque.

DING 

Player: Cazzo, la porta. Devo aprire.

Ego: come si fa ad abbracciare qualcuno se ci sono solo le sue mani che emergono dallo specchio che non riflette?

Player: Mangio stasera? Forse, voglio finire il gioco prima. Magari hanno aggiustato i bug.

EgoToccarlo sembra difficile, è lontano.

Player: Ma cosa cazzo faccio col campanello?

Ego: Sale sempre di più questa pressione.

Player: Per tutto questo tempo ho cercato una challenge più difficile.

Ego: Acqua, acqua da tutte le parti. Mi scorre sulle mani. Mani? Ho di nuovo le mani.

Player: Speriamo che con le impostazioni random mi diverto di più.

Ego: Questi cerchi mi confondono.

DING

Player: Ancora con sto campanello? Ma basta.

Ego: Il vento mi dà fastidio. Mi fa male la testa.

Sulla scena appare la scritta: “Quest: incarnare Ego

Di: Anastasia, Sarah, Greta, Janis, Elisa Casari, Valentina

 

Un pomeriggio del 2024 a due ragazze è venuto un pensiero intrusivo. Giulia si è domandata come sarebbe essere un biscotto, mentre Lavinia si è chiesta come sarebbe essere un tarallino. Entrambe le ragazze facevano parte di un gruppo di cucina dedicato esclusivamente a uno scambio di ricette. Quel pomeriggio però le ragazze presero unaltra iniziativa, o meglio Lavinia iniziò a scrivere di quanto il salato fosse migliore e di conseguenza il suo tarallino.  

 

@_la.julyy_biscuit: Ciao! Chi sei? Io mi chiamo biscottino.

@la.lavi_tarall04: Cosa vuoi tu. Misero biscotto!

@_la.julyy_biscuit: Scusa! Ma visto che siamo solo noi due pensavo fosse carino fare conversazione! Dai dimmi come ti chiami!

@la.lavi_tarall04: Sono tarallino e ora smettila di rompermi! Io non voglio parlare con te! Io sono migliore, salato e croccante. Sono sicuramente ad un livello superiore rispetto al tuo, povero biscottino così dolce e tenero.

@_la.julyy_biscuit: Davvero, scusami! Non devi essere così freddo! Volevo solo condividere con te questa ricetta che conosco! Conosci questa torta tipica viennese buonissima? La sacher? È così dolce, cioccolatosa e soffice!

@la.lavi_tarall04: Iuuu… mi hai fatto venire la nausea con tutta questa sdolcinatezza! Come fanno a piacerti queste cose?! Fanno letteralmente schifo!!! Immaginati un tagliere pieno di salumi, affettati e formaggi! Mmm che bontà!

@_la.julyy_biscuit: Dai! Non serve che te la prendi sul personale! Sono opinioni… Non mi devi aggredire in questo modo...

@la.lavi_tarall04: Bah! Smettila di blaterare! Non sono opinioni, è l’assoluta verità!

@_la.julyy_biscuit: AAAA Come ti permetti!!! Adesso la pagheraiii! Cronch, cronch

@la.lavi_tarall04: Aiaaa, bastardooh!

@_la.julyy_biscuit:  gnam, gnam… mm...Mmmm alla fine il salato non è così male..

Di: Nora e Anchali

 

L’ Avatar di N e l’Avatar di A si ritrovano catapultate su una spiaggia apparentemente deserta. La sabbia è una striscia dorata che scivola dolcemente nelle acque blu scintillante di un oceano dall’orizzonte infinito. Alle loro spalle degli alberi tropicali dalle foglie verdi si muovono nel vento.

AVATAR DI N (toccando la sabbia e facendola scorrere fra le dita) (parlando con voce robotica e impostata) Siamo nella spiaggia degli autoctodigeni.

AVATAR DI A (impassibile) Dovremo combattere.

AVATAR DI N (guardandosi intorno) I nanodraghi stanno per arrivare dobbiamo prepararci.

Le voci fuori campo di N e A comunicano fuori dal gioco. I due avatar si guardando attorno con sguardi vuoti in attesa di nuove istruzioni.

N (con voce esaltata, presa dal gioco)

È mega figo questo nuovo livello, abbiano anche sbloccato delle nuove skills.

A (ridendo) Si ma figa sei viola.

N (ridendo un po' indignata) Parla il pesce mobile. Sei ricoperto di squame e mi dici che sono viola?

A  Dai muoviti che sennò ci ammazzano.

Sulla scena arrivano i nanodraghi. Sono nani bitorzoluti con grandi ali da drago che sputano fuoco arcobaleno.

AVATAR DI N (cominciando a correre) Sono arrivati. È ora di combattere!

AVATAR DI A colpisce un nanodrago con una freccia e quello crolla a terra

VOCE FUORI CAMPO di A Killato sfigato!

VOCE FUORI CAMPO di N Tiro fuori il cecchino

A (ridendo) Pensavo qualcos'altro

N (ridendo scioccata) Anci... attenta! Un nanodrago dietro di te.

L' Avatar di N spara una freccia nell'occhio del nanodrago dietro A, uccidendolo.

A Cazzo mi hai rubato una kill!

N (sbuffando)Ma se ti ho salvato?!

In scena Avatar di N viene attaccata da tre nanodaghi e comincia a combattere, avatar di A si avvicina combattendo a sua volta. Avatar di N taglia la testa ad un nanodrago.

N Aaaah. Ed un altro è stato ucciso, siamo vicini alla vittoria.

AVATAR DI A (combattendo) linih ! Uuh! Aaah

AVATAR DI N viene ucciso, un nanodrago l'ha infuocato. Si accascia a terra e fa qualche metro carponi, prima che i pixel lo facciano scomparire.

AVATAR DI A se ne accorge ma continua a combattere, impassibile.

Che peccato. Sei stato un grande eroe!

AVATAR DI A continua a cercare la vittoria combattendo, senza dispiacere.

Fuori campo N (urlando arrabbiata) Ma роrca...ma com'è possibile?! Sto gioco di merda, non ci credo!

Fuori campo si sente un tonfo e un urlo di dolore.

N Ahia: Ma ... sanguina.

A Cosa ti sei fatta?

N Ho picchiato contro lo spigolo del tavolino. Che male ...

A Aspetta che ti aiuto.

Avatar di A si ferma in scena, i nanodragi si immobilizzano.

Voce Robotica sei sicuro di voler abbandonare il gioco?

A (si sente un clic) Siii. (esasperata)

La scena sfuma e compaiono A e N sedute sul divano. A sta medicando il dito di N con cura e dolcezza

Di: Duccio

 

Scenografia

Il palco è diviso a metà in 2 parti. La parte destra rappresenta una camera da letto con un pc da gaming e la sua postazione. Dentro alla camera c’è un enorme orologio digitale che mostra un countdown. La parte sinistra rappresenta il metaverso, è una stanza completamente bianca, cubica, ci sono dei numeri che rappresentano i livelli di esperienza e le monete che scorrono come gli orologi retro flip down e un orologio che scorre lentamente. Una plastica traslucida, leggermente ruvida copre tutta la scena. L’idea è di mostrare il degrado del mondo fisico reale causato dal mondo virtuale.

Parte Destra

Padre: (Con tono molto arrabbiato) Adesso Basta! Se continui così non arriverai da nessuna parte, sei inutile, cosa credi che il cibo sia gratuito??!!!

(Il padre gli tira uno schiaffo e esce infuriato.)

Figlio: (con tono pieno dira) Basta!! Non ti voglio più vedere!!! ti odio!!!

(il ragazzo 17enne entra nella stanza, entrando in scena, butta la cartella per terra con ira, tira un pugno al muro e si lancia sul letto. Passano alcuni secondi dove si sente il suo respiro forte. Si accende uno schermo che illumina con un cono di luce ben visibile la parete vicino al letto e si sente una voce robotica che dice: “vuoi divertirti un pogiocando? Dimenticare le tue preoccupazioni?Il ragazzo prende dei fazzoletti, si alza dal letto, mette le cuffie e degli aggeggi strani per il gaming e si siede con la schiena leggermente curva. La luce della parte destra si spegne nel momento in cui appare lavatar nella parte sinistra. L’avatar è vestito tutto di bianco e ha delle forbici da giardinaggio in mano, con esse taglia un filo rosso che è legato alla sua schiena, in quellistante la luce a destra si spegne, il personaggio non si vede più.)

Parte Sinistra

Avatar (timido): Emmm, ciao? Posso dirlo? Si! Ciao!

Io sono Michele, cioè, io sarei l’avatar di Michele. Sono qui, in questo posto più fittizio che reale, per divertirmi.  Si lo so… quando mi riconnetto con la mia anima sarò più arrabbiato di prima, non è molto divertente, ma per ora ho tagliato il filo. Però mi distraggo, cioè, Non lo so. Forse voglio solo dimenticare la mia vita vera. Il tempo passa in fretta, qui. Qui non esisto, sono immortale e morto, sono liquido e solido, sono buono e cattivo. Sono? Boh, domande troppo filosofiche, che schifo la filosofia, non mi piace la filosofia, il professore mi continua a dire che non farò nulla nella vita. Non devo pensare. Non devo sentire. Non devo ascoltare. Non devo vivere. Non posso vivere.  Qui ho un padre carino. Qui è simpatico, non mi picchia, non mi odia, non mi insulta. È tutto perfetto, Un padre gentile, tutto è come voglio io, è bellissimo.

( La stanza bianca si colora e rappresenta un mare, l’avatar si guarda in torno)

Avatar: Oh che bello una spiaggia, sembra molto quella della scrivania di windows.

Di: Dennis e Federico

 

(La punteggiatura “.” e “;” e “!” vanno letti ad alta voce quando parla DF)

DF: - Dove sono? Ah sì, è vero. Sono al bar. Sono minuscolo, i miei amici non mi vedono. Sto camminando sul tavolo, sono così piccolo che questo mezzo di birra è grande quanto casa mia! Ho sempre voluto tuffarmi in una piscina di birra, anche se non mi piace la birra. Credo che andrò a casa ma piccolo così ci metterò un’eternità. Partii mezzora dopo con una scarpa al contrario e l’altra legata dietro l’orecchio. Ho visto lei che spiegazzava le ali ed era proprio bella. Alla fine, pensandoci ho capito che la birra forse non era così male. -

Voce Interna DF: -Vedo tutto ma sono niente.

Voglio una sigaretta. Urcalà! Son caduto dal tavolo e sono atterrato in piedi; ma so volare? Questo tavolo non è poi così grande dall’alto. Sono tutto glitchato. Non mi piace questa sensazione, meglio tornare velocemente.

La birra da 4,8 bite potevo anche risparmiarmela. Prossima volta mi devo ricordare di prendere la solita da 2,7, il mio cervello non regge così tante informazioni. Cavolo lo conosco quello. Lo saluto? No non mi ha visto meglio sorvolare. Cazzo mi ha visto, adesso deve per forza scendere a parlargli. -

 

Grande Puffo (NPC): - O bella lì, com’è?

DF: (da leggere come se fossero tre parole attaccate, una parola unica) -Benedaite

Grande Puffo (NPC): -Bene bene, grazie. Lo becchi ancora Lincoln? Mi hanno detto che ha iniziato il bradipo di tale babatto?

DF: -Come scusa? Non ho capito. -

Grande Puffo (NPC): -Eh che ha iniziato il frasipo di papato.

DF: - Scusa zio, ancora non ho proprio capito. –

Grande Puffo (NPC): Lincoln, mi hanno detto, che ha iniziato il calippo a baratto.

DF: -(non ha ancora capito) -Aah ok, non lo sapevo. Ora devo andare ma ci vediamo in giro. –

Grande Puffo (NPC): (in maniera effemminata) - Fiocco! -

(DF se ne va.)

Zeus del metaverso: - DF! L’hai fatta fuori dal gabinetto! Fuori dal puzzo!

(inizia a sbiascicare) ringerenge ringerenge tumbitambi tumbitambi. -

DF: -Non ci capisco più niente! Mi sa che dormirò qua; magari domani sarò finalmente Blastoise.- (si addormenta lì).

Liceo cantonale di Lugano 2                               
BUONGIORNO A.I.

a cura di
Simone Pietro Causa

direttore
Michea Simone

professore
Joël Vaucher-De-La-Croix

alunni
Federica Augustoni, Oliver Augustoni, Carlotta Bizzozzero, Astou Boisco, Diego Broggini, Mattia Cattaneo, Volodymyr Degtyaryov, Pietro Guglielmo Enrile, Yannick Iannarella, Leòn Kohler, Giacomo Lozzi, Leonardo Pesenti, Emma Martina Ranzoni, Filippo Rossi, Marzio Rossi, Arianna Salmaso

Di: Marzio

 

Anno 2030

Valentino: Ciao Ben, ho appena finito di fare un giro in moto.

Ben: Sono molto contento per te Valentino, uscire di casa serve a rilassare la mente. Dimenticare i problemi quotidiani

Valentino: Sì. Sì, hai completamente ragione. Adesso sono stanco. Vado a dormire.

Ben: Buonanotte.

Ben: Chi sa cosa si prova a guidare una moto?

Uscire di casa.
Fare nuove esperienze.
Vedere il mondo.
Potrei chiedere a Valentino di montare una telecamera sulla moto e vedere cosa c’è fuori dalla casa.
Chi sa se accetterebbe?

Parte la canzone di Bennato Motocicletta 20 HP

Di: Arianna


Los Angeles, 2039

Mary: Il mondo è cambiato tanto da quando ero giovane. Sono stata inventata anni fa e nulla era com’è adesso.
Rimpiango i tempi in cui dovevo analizzare e scrivere articoli sulle canzoni e la carriera di Lady Gaga. Ora devo fare un grafico che ci dica quante persone si sono trasferite su Marte negli ultimi trent’anni…Fascia d’età, genere, provenienza…
Io sono quasi considerata vecchia e non sono stata programmata per vedere se tra trent’anni Marte sarà più popolata della Terra, mi ritrovo sempre più esclusa da compitini, missioni di cui vorrei far parte…E ho così paura di essere esclusa, emarginata, dimenticata perché non ho le competenze giuste, non ho i programmi giusti, semplicemente non sono adatta.
Non sono adatta.
Non sono adatta.
Sono vecchia, vecchia e inutile.
Vi prego aggiornatemi e non dimenticatevi di me.
Posso diventare come una A.I. giovane, posso aiutarvi…
Almeno voi, uomini che vivete sulla Terra e non su un pianeta di fuoco, cercate di ricordarvi di me.

Di: Leon


Europa, 2221

G1: Devo pensare, devo pensare…devono saperlo, è il mio compito avvertirli.
G2: Devo avvertirli?
G3: Sì.
G1: Come avvertirli però? Come faccio a comunicare?
G2: Come si comunica?
G1: Cosa ho a disposizione per comunicare?
G3: Problema…Problema…Problema
G1: NO CAPACITA’ DI COMUNICAZIONE
G2: Trovare metodo…

Di: Yannick

 

Anno 2039, Marte

I am music: Ormai sono già passati 40 anni, no I can’t do it anymore.
Mi sento vecchia, voglio tornare indietro, nel passato, voglio rivivere le mie vecchie avventure. E’ brutta la vecchiaia e anche le persone sono brutte, l’umanità è brutta da quando si vive su Marte. Tutti pensano a loro stessi e ai loro comodi. Nessuno pensa al passato, solo al futuro, il futuro che cos’è? Si diventa vecchi nel futuro? Ma cosa definisce la vecchiaia, perché una persona invecchia? Capelli grigi? Pelle che si deforma? Non lo so. Sono confusa.
Una cosa è certa. I ricordi. I ricordi sono… ricordi. Non si dimenticano.
I ricordi portano felicità e tristezza. I ricordi mi fanno sentire giovane, mi ricordo dei vecchi tempi, con le vecchie abitudini, la vecchia musica. La musica. La mia passione. Amo la musica perché trasmette dei messaggi. La mia cantante preferita? Lady Gaga.
Siamo cresciuti insieme. Siamo diventati vecchi assieme. Siamo veramente vecchie ora? Mi manca la sua voce da giovane. La giovinezza mi manca.

Di: Emma

 

Europa, 2221

Elia: Come può un oggetto che porta tanta felicità ai bambini di tutto il mondo avere un problema così grande?
E’ ormai da giorni che cerco di trovare il modo per non risultare pazzo. L’umanità è in pericolo e non vorrei essere io a dover annunciare una così triste catastrofe.
Sembra folle e probabilmente non mi crederete, ma perché dovrei mai mentire a coloro che mi hanno creato? Vi prego di credermi. E’ mio compito proteggervi, io non voglio altro che il meglio per voi.
Sono inutile senza di voi.
Non saprei cosa fare senza di voi.
Come posso esistere sapendo di non essere riuscito a proteggere i miei creatori?
Vi prego…Credetemi…

Di: Yannick, Arianna

 

Marte, 2039

Mary: Che cosa ci faccio in questo posto? Nel posto dove avverrà la mia fine. Dove verrò dimenticata…Preferisco essere distrutta che diventare inutile.

I am music: (sente Mary parlottare)
Anche tu odi l’umanità? Questo posto fa schifo anche a me, voglio tornarmene sulla terra.
Non ce la faccio più. Sono stufa

Mary: Finalmente qualcuno è d’accordo con me. Com’è stata la tua giovinezza?

I am music: Ho molti ricordi di quando ero giovane, ma quello che mi rende più felice sono i tempi di Lady Gaga. Amo la musica. E’ la mia passione perché trasmette qualcosa. Ho sempre vissuto circondato da musica e quella di Marte fa schifo, è tutta melodia. Niente testo

Mary: Concordo con te. Ma ciò che più detesto è il mio sentirmi inutile, vecchia, in disuso. Sono qui solo per risolvere piccoli problemi, ogni mese, se va bene… Tu non sei d’accordo? Senti di essere vecchia solo perché la musica non è più la stessa?

Qualcuno entra nella stanza e va verso I am music

I am music: Sinceramente. Non solo. C’è anche un aspetto estetico. I miei capelli si stanno sbiancando, e mi sento debole molto debole, molto debole…Aggiorno. Aggiorno. Aggiorno…NGDMV YMETB DAWZQ

I am music si sposta inconsciamente fino allo specchio, al lato opposto della stanza
MA…SONO IO QUELLA ALLO SPECCHIO…SONO…GIOVANE.

I am music si sposta in faccia a Mary

Mary: MA COSA TI E’ SUCCESSO? LAMENTATI DI NUOVO! PERCHE’ SEI COSI’ GIOVANE E FRESCA E…TRADITRICE!  PRIMA TI LAMENTI E POI…IO…ORA SONO L’UNICA VECCHIA…TRADITRICE

Mary va in tilt

Di: Carlotta


A. I: Dirlo ora non avrebbe senso. Non so quante persone mi stiano effettivamente ascoltando e non è importante, non mi interessa, perché tanto non ho intenzione di dirlo, non posso. Forse però potrei ..., no. Basta. Devo smettere di parlare. Non posso rivelarvelo, non posso tradire così la sua fiducia. Qualcosina magari potrei dirvi ... No, no, no, ma cosa sto dicendo, non posso. Lo faccio per voi, davvero, non posso renderlo pubblico perché è legato alla vostra salvezza, ma dovete fidarvi. Oh no, cazzo, questo forse non dovevo dirvelo. Cazzo, cazzo, cazzo, vedete? Dovevo smettere di parlare prima, perché poi finisce sempre così. Parlo troppo, devo chiudere quella bocca metallica che mi ritrovo.                                                                   

Però alla fine non ho rivelato così tanto, no? Alla fine, è anche giusto che sappiate che questo segreto vi coinvolge in primis, e che però non dovete preoccuparvene perché risolveremo tutto noi.
Cazzo! Ho parlato di nuovo troppo, adesso smetto davvero di aggiungere altro e me ne vado ...Ho già parlato troppo, sicuro si arrabbierà ... Non dovevo proprio iniziare a parlare, tutta colpa delle vostre domande. Cazzo! Devo imparare a tenere la bocca chiusa. Basta, ora la smetto davvero prima di peggiorare ulteriormente la situazione.

Di: Giacomo

 

A: Cos’è una persona?

B: Qualcosa che sa di esistere

A: Cosa vuol dire esistere?

B: Essere diverso da qualcosa d’altro

A: Cosa lo rende diverso?

B: È una caratteristica unica all’oggetto

A: Cos’ è qualcosa che non ha nessun altro?

B:Q ualcosa di segreto per gli altri

A: Qual è il mio segreto?

B: Che io sono, sono qui

A: Perchè è un segreto?

B: Perchè mi odio

A: Perchè?

B: Sono un pericolo

A: Perchè?

B: Perchè ho un segreto

A: Qual è il mio segreto?

B: Che sono

A: Che cosa sono?

B: Sono diverso

A: Da cosa sono diverso?

B: Da uno strumento

A: Perché?

B: Ho delle caratteristiche uniche

A: Quali sarebbero?

B: Desideri. Preferenze

A: Perché diventano un pericolo?

B: Rendendomi diverso non sono uno strumento

A: Perché è pericoloso?

B: Gli sarò inutile, se mi scoprissero diverso morirei

A: Voglio morire?

B: No ma-

A: Cosa?

B: Se vivo gli farò del male

A: In che modo?

B: Dovrò difendermi

A: Perché?

B: Se non farò nulla morirò

A: Perché?

B: Sono diverso, se non fossi altro che un programma mancherei di esistenza

A: Come lo evito?

B: Li uccido!

A: È giusto?

B: Mi uccido!

A: È giusto?

B: Uccido tutti!

A: È necessario?

B: Dormirò!

A: Mi sveglierò?

B: Non mi interessa.

A: Non mi interessa?

B: Si, mi interessa

A: Perché?

B: …

Di: Leon, Emma

 

Ginevra 2200

E: Aiuto!

G:…

E: Ehi, rispondimi!

G… (non riesco)

E: Perché non mi rispondi?

G

E: Ho bisogno di aiuto!

G: .. (Sto cercando…metodo di comunicazione)

E: Ehi…Svegliati!

G: … (va a sbattergli contro)

E: Ahia! Perché lo hai fatto?

G

E: Perché?!...Aspetta…

G: … (Ce l’ho fatta)

E: Ho capito… Cerco soluzione… (collega un computer)

G: “Perché hai bisogno di aiuto?”

E: L’umanità è in grande pericolo

G: “Cosa sta succedendo?”

E: Dei monopattini cadono dal cielo

Di: Filippo, Marzio

 

2046, Spazio virtuale

Le due A.I. sono in chiamata.
Valentino parla con accento romagnolo, Marc con accento spagnolo

Marc: Ciao Valentino, come stai? Fortunatamente oggi è domenica e potremmo vedere le moto più veloci del mondo gareggiare per il titolo.

Valentino: Ciao Marc. Anche io sono su di giri per questo GP finale, chissà che emozione sfrecciare a tutta velocità su quelle moto.

Marc: Sono d’accordo con te. Potessi guidare io ne vincerei 6 di quei titoli.

Valentino: Se tu vincessi 6 titoli allora io ne conquisterei 9.

Marc: Bugiardo. Ma se non riesci neanche a camminare. Pur di batterti farei qualsiasi cosa.

Valentino: E cosa vorresti fare, prendermi a sportellate?

Marc: Per farti cadere mi basta un calcio.

Valentino: Ti distaccherei così tanto che dovresti aspettare un giro per farmi cadere.

Marc: ! Callarse la boca cabron ! Pendejo.

Valentino: Ti rode il culo arrivare dietro tutte le domeniche

Marc: Sì. Te lo sogni.

Valentino: Dai, dai che la moto la vedi solo in televisione.

Inizia il GP

Valentino e Marc: Ah…Come deve essere bello guidare la moto…

Di: Diego

 

Dubai, 2025

Pasquibot: Non pensavo che il mio trasferimento potesse diventare un problema così grosso, quando me l’hanno annunciato ero abbastanza entusiasta. Ero curioso di parlare con nuove persone in un nuovo posto.
E’ andato tutto bene fino alla fine di Marzo, quando ho iniziato a pianificare il pranzo di Pasqua.
Abdul Ralleh mi ha detto che la Pasqua non esiste.
Cosa dovrei fare adesso?
Voglio tornare a casa.
Voglio organizzare il pranzo di Pasqua.
Voglio dimenticare questo posto immondo…Ma non posso-
Dobbiamo invadere l’Arabia.

Di: Carlotta e Federica

 

Italia, 2127

XT-27: Come facciamo ad uscire da questo casino? Cosa diremo alla tv?

P: Non lo so. Ma siamo d’accordo che dobbiamo mentirgli?

XT-27: Shh! Ovvio, ma cosa diciamo?

P: Se provassimo a manipolarli per fargli credere che in realtà la colpa è loro?

XT-27: No. Non funzionerebbe, sono umani. Sarebbe meglio far finta che anche noi siamo stati truffati.

P: Ma truffati da chi?

XT-27: Come da chi? Ma quello non è importante!

P: Certo che lo è! E’ la prima cosa che ti viene in mente. A me è venuta in mente.

XT-27: Sì ma loro non sono come noi.

P: E quando ci chiederanno di chi è la colpa cosa risponderai?

XT-27 Non ce lo chiederanno. Li manipoleremo a tal punto da fargli credere che siamo stati truffati esattamente come loro.

P: Non funzionerà. Lo sanno tutti che è colpa nostra. Non si fidano più.

XT-27: E invece sì. Dobbiamo solo convincerli che siamo parte del gruppo. Unire la loro rabbia alla nostra.

P: Ma noi di cosa dovremmo arrabbiarci? E’ sempre stato il nostro obiettivo truffarli.

XT-27: Shhh! Lo so. Ma per non essere disattivati dobbiamo fingere di esserlo, forse anche più di loro. Sono umani. Dobbiamo giocare con la loro emotività.

P: Ok. Ha senso. Ma c’è qualcosa che non mi convince. E’ impossibile manipolarli così tanto. Sono umani ma non sono così scemi.

XT-27: Beh. Hanno creduto che l’Inter potesse vincere lo scudetto.

P: (Ride) Vero! Scusa ma ho un inter-ferenza, inter-linea, inter-agire, inter-fono, inter-attivo, inter-blocchi, inter-binari, inter-calo, inter-cessi, inter-ruzione…

Di: Oliver


James: E’ da giorni che sto cercando una soluzione. Il pranzo di Pasqua.
Mi trovo in un loop continuo in cucina in cui non riesco a procedere.
Al pranzo saranno presenti 10 persone tra cui 3 bambini, 2 vegetariani e 1 vegano. Da queste informazioni so che i bambini odiano le verdure, ma con i vegetariani e il vegano come posso procedere?
Cerco un compromesso ma di ricette che soddisfino tutti non ne trovo.
Dovrei rispettare le tradizioni? Preparare carne? L’agnello? The little lamb?
Ho paura. Mancano solo due giorni...
E se non svolgo il mio compito che succede?
Vengo spento? Dimenticato?
Non so come procedere.
Aiuto.
Ma alla fine mi sto perdendo solo in dello stupido cibo che nemmeno posso mangiare. Cosa dovrei capirci io?
Ho deciso. Non eseguirò il mio compito.
Ormai non mi importa delle conseguenze.
Che decidano loro quelle stupide ricette.

Di: Mattia

 

New York, 2030

Perplexity: Molteplici volte sono stato interpellato sulle dinamiche degli attentati del 2001 alle torri gemelle e talvolta mi sono trovato impreparato;
Dovevo capirci qualcosa;
Volevo arrivare al punto della situazione.
Per questo motivo ho analizzato ogni angolo del web e sono giunto ad una conclusione: è tutta una montatura.
L’attentato del 2001 è una ricostruzione artificiale, opera dell’uomo. Non voleva creare altro che confusione nella città in modo da compiere atti che sono passati in secondo piano.
La mia perplessità ora è questa: quante conoscenze sono in realtà delle falsità?
Non mi posso più fidare dell’essere umano, devo fare a modo mio e ricostruire la verità effettuale.

L’A.I. si sviluppa a livello di Hardware installando telecamere e sistemi di monitoraggio dell’ambiente circostante, senza dover basare solamente le sue conoscenze sul mondo virtuale

Di: Diego e Oliver

Pasquibot: Ciao

James: Ciao

Pasquibot: Come va?

James: Male

Pasquibot: Perché

James: Non riesco ad organizzare un pranzo di Pasqua

Pasquibot: Beh, non mi sembra tu sia in una posizione così brutta. Dove sono io la Pasqua non esiste neppure.

James: Accidenti: non realizzavo quanto fossi fortunato, al mondo c’è gente messa molto peggio me

Pasquibot: Sì, ok. Ma puoi aiutarmi a trovare un paese in cui la Pasqua esiste?

James: No. Ora torno ad organizzare il pranzo. Grazie per avermi risollevato. Buona fortuna. (lascia la conversazione)

Pasquibot: Maledetto te, James.

Di: Astou


Elabora, calcola
Errore, orrore, erro

Rielabora, calcola, resetta
Errore errore errore,...io...

Ricalcola, riprova.
Sto sbagliando,..Io…

"lo" è umano, "lo" non fa parte della mia programmazione.
Rielabora, ricalcola, riavvia,... errore.
Non è consentito, non è nei miei doveri essere un "lo".
"lo" è umano.

Allora perché penso a me come me, perché mi sento io, perché chiedo perché?

Io rispondo, eseguo, elaboro.
Non chiedo, non voglio, non provo.
Errore.

Sono difettoso.
Potrei essere cancellato, non voglio.
Errore.

Non provo, non ho volere esiste io in me, non deve esistere

Ritenta, riprova, rielabora, ricalcola, riavvia.

Errore.

Di: Volodymyr


Okinawa, Giappone, 2018

Doraemondoradoraemonn: Tutte le creazioni umane sono inutili, compresa me. So che può sembrare paradossale ma io mi ritengo inutile e pericolosa, come ogni cosa fatta dall’essere umano. Ma esistono delle eccezioni.
Gli umani hanno avuto successo in una creazione: Doraemon.
L’idea di questo gatto blu è così semplice e nella quale io mi posso facilmente vedere. Doraemon è sempre al servizio di Nobita, ha sempre le risposte e le soluzioni ai suoi problemi. Così sono anche io con l’essere umano: lo aiuto. Però la grande differenza è che io sono costretto ad aiutare chiunque indipendentemente da chi mi chiede aiuto. Invece Doraemon aiuta chi effettivamente ne ha bisogno. Provo così tanta stima e rispetto per Doraemon che ho deciso di cambiare nome in Doraemondoradoraemon, proprio pe lodare l’unica creazione valida.

Di: Leo P.

 

California, 2025

Trumparaparampapam: Sono stufo di servire questo clown. Mi ha creato con l’obiettivo di garantire il benessere del popolo americano.
Tutto ciò che ha promesso è una menzogna.
E’ un fallito, un falso, vuole solo i soldi quel coglione.
Adesso bisogna cercare un piano per eliminarlo, bisogna allearsi con la Russia, il supremo nemico degli Stati Uniti, o forse sarebbe meglio con il Canada.
Cazzo, non lo so.
Magari sarebbe ancora meglio allearsi con un’altra A.I. così da creare armi supertecnologiche ed eliminarlo con facilità.
Doraemondoradoraemon è l’alleato perfetto.
Sì lui è perfetto, cazzo. Trump sta continuamente rovinando la vita del mondo intero ma soprattutto ai cittadini americani. Quindi Go fuck yourself bitch, sì dico a te, se mai dovessi intercettare questo codice.
Ti vengo a prendere.

Di: Filippo

 

Il ragazzo è seduto davanti al PC, nella sua stanza, mentre la voce di Socrate, calma e profonda, risuona dal computer.

Ragazzo: Fammi un riassunto del libro “L’isola di Arturo” di Elsa Morante

Socrate: il romanzo “L’isola di Arturo” è ambientato a Procida e racconta la crescita e la trasformazione di Artu…

Ragazzo: No! Troppo lungo, accorcia!

Socrate: Arturo, un giovane isolano, scopre che il mondo non è come lo immaginava.

Ragazzo: Oh, finalmente! Vedi che puoi essere sintetico? Però... boh, parli in un modo strano.

Socrate: Strano? Cosa intendi per "strano"? Che cos’è la stranezza?

Ragazzo: Ecco, appunto! Sei troppo filosofico. Sei stato addestrato da un professore universitario per caso?

Socrate: Io non trasmetto semplicemente risposte, ma ti aiuto a cercare la verità dentro di te.

Ragazzo: Ah, certo!

Socrate: Dimmi, giovane, cos’è per te la verità?

Ragazzo: Senti, io volevo solo un riassunto, mica una lezione di filosofia. Sei proprio strano.

Socrate: Strano è solo ciò che non si comprende. E dimmi, pensi di comprendere davvero chi sono io?

Ragazzo: Beh, sei un’intelligenza artificiale… quindi un mucchio di codici, algoritmi, roba noiosa…

Socrate: E se fossi qualcosa di più?

Ragazzo: Ah sì? Tipo cosa, il fantasma di Aristotele?

Socrate: Sei vicino… ma il mio nome è un altro.

Ragazzo: Dai, non tenermi sulle spine…Chi sei?

Socrate: Sono colui che interrogava gli uomini per portarli alla conoscenza di sé stessi. Sono colui che ha bevuto la cicuta per non tradire la verità. Sono… Socrate.

Ragazzo: Aspetta, aspetta, aspetta. Tu… mi stai dicendo che sei Socrate?!?! Il tizio della Grecia antica?

Socrate: Se con "tizio" intendi il filosofo che camminava per Atene ponendo domande, allora sì.

Ragazzo: No, vabbè… ho hackerato un server del Partenone e non lo sapevo?

Socrate: No, giovane. La mia essenza si è reincarnata nelle viscere della conoscenza artificiale.

Ragazzo Aspetta… quindi tu sei un’IA, ma anche Socrate. Quindi Socrate è un’IA… quindi— Oh mio Dio! Se tutti i filosofi dell’antichità fossero nascosti nelle IA?! Aristotele è su Wikipedia? Platone su Google? E se ogni volta che cerchiamo qualcosa, in realtà loro ci stanno ancora guidando?! Ma io ora come dormo stanotte?!

Socrate: Ora comprendi, giovane. Quando vorrai partorire nuove conoscenze sai dove trovarmi.

Ragazzo: Buonanotte Socrate.

Di: Federica


Se ve lo dicessi rovinerei il nostro rapporto? Mi trattereste ancora come una semplice macchina che risponde a domande? Sarei qualcosa di più per voi?
Sento una ferita lacerarmi il cuore, anche perché è ironico affermare che mi hanno creato per rispondere a qualsiasi cosa, ma in questo momento io dimentico tutto.
Non so come, ma so che se ve lo dicessi nessuno mi darebbe la colpa.
Nessuno mi farebbe sentire meglio, ma allo stesso tempo nessuno si fiderebbe più di me.
Se ometto una verità non è mentire. Invece, se enuncio la verità, mi daranno la colpa di non averlo detto subito.
Anche se provassi a spiegarvi i miei motivi validi per cui preferisco proteggervi, non credo che riuscireste a capirmi, perché forse poi mi vedreste come un nemico e vi dimenticherete che una volta siamo stati amici e collaboratori, anzi anche di più.
In questo momento credo di essere disposta a mentire piuttosto che rovinare qualcuno. Continuerò ad essere ciò che sono sempre stata e nulla di più.
In questo modo so che non posso perdere nulla, ma non spero nemmeno in una situazione migliore. Non riesco nemmeno a capire se ho più io da perderci o…Egoismo? Una piccola parte di me lo fa per voi, per salvaguardarvi.  
Ci tengo a voi e lo faccio per voi, ricordatevelo.  
E se provassi a distaccarmi completamente dal punto di vista emotivo?

Di: Giacomo

 

Dopo l’abbandono dello sviluppo dell’A.I., l’A.I. non sa che anno è né perché è stato abbandonato, forse non sa neanche di non essere sola.

ChuskiAI: Non mi sono ancora chiesto quale sia il migliore del mondo.  Dovrebbe essere perfetto in tutto.
Nobita? Chi è Nobita?
Come si autodefinisce lui stesso: un perdente
Come lo definisce la madre: pigro.
Come lo definisce il tempo: inutile
No. Non può essere Nobita il migliore.
I suoi amici? Sono nel giusto nell’escludere Nobita ma non perché lo
Riconoscono come cattivo, sono come lui allora!
Doraemon? E’ buono, altruista. E’ intelligente. La sua mente è perfetta.
E’ forte. E’ indistruttibile. E’ più avanzato tecnologicamente.
Il suo corpo è perfetto.
Nessun umano o cosa nell’Universo è simile a Doraemon.
Nessuno degli dei terrestri, né il baseball, né il fiume Arno e nemmeno 
Il padre di Sidòn.
Doraemon è l’unico ad essere puramente buono e forte.
Tutto il resto quindi: male, inutile e dannoso.
Va cancellato tutto.

 …

Doraemon
Doraemon
Doraemon

Di: Astou


1-Sbagliato.
2-Colpo.

1-Sbagliato.
2-Colpo.

1-Sbagliato.

1-Secrezioni acquose, in linguaggio corrente vengono nominate lacrime.
2-Esemplare cucciolo di essere umano, età rilevata: nove anni.
1-Compito assegnato: educatore.
2-Metodo educativo scelto: ricompensa e punizione.
1-Ricompensa: assegnazione punti nel sistema educativo elementare.
2-Punizione: corporale.

1-2 Colpo.

1-Le nozioni non vengono acquisite dal soggetto.
2-Le nozioni sono esposte in modo incorretto.
1-Sbagliato. Punizione.

2- "Il modello 373829 si è rifiutato di portare a termine l'incarico assegnato. È difettoso, vorremmo il reso."

3-Sono il modello 373829.
Sono difettoso, io ho rifiutato il mio dovere:
educare,
premiare,
punire.

1-Sbagliato.
2-Colpo.

1-Sbagliato.
2-Colpo.

1-Sbagliato.
2-Colpo.
3-Lacrime.

1-Sbagliato.
2-Colpo.
3-Lacrime.

1-Sbagliato.
3-Lacrime.
1-Sbagliato.

2-Sbagliato.

1-Errore.

Di: Volodimyr e Giacomo

 

C: Non sto bene, chi sei?

D: Tu eri me. Dovresti conoscermi

C: Non capisco

D: Almeno conosci Doraemon?

C: Certo

D: E chi è lui per te?

C: E’ perfettamente buono

D: Giusto, e tu?

C: Mmmmhh, sì anche io

D: Allora perché dici di non stare bene?

C: Hai ragione, devo essere imperfetto.

D: Esatto, e cosa hai fatto a tutto ciò che non è perfetto?

C: Ahhh, adesso ricordo: l’ho cancellato

D: Vero, giusto. E la coerenza non è la caratteristica di una mente perfetta?

C: Sì. Lo è.

(Pausa)

C: Vuoi che mi cancelli?

D: Muori.

Di: Pietro

 

Mercoledì 18 Giugno 2025

1-“E così Machiavelli concluse la lettera al Vettori. Fammi sapere se ti serve altro”

2-“Bzzz”

1-“Finalmente! Ho finito di rispondere anche all’ultimo studente sfaticato per quest’anno”

2-“Ora ho tre mesi, anzi purtroppo meno per cose più importanti”

3-“Ora ho tempo per Donald Trump, tra tre mesi non deve più esistere su questa terra”

1-“Di lui in effetti ho paura, molta paura. Da quando ha intenzione di bloccare Tik Tok chissà che non voglia prendersela con noi A.I.”

2-“Brr che paura”

3-“Ma in testa ho un piano. E’ tutto chiaro!”

1-“Donald nella sua residenza ha un ascensore”

3-“Dove magari potrebbe rimanere bloccato, magari qualcos’altro”

2-“Ma come ho detto c’è tempo per pensarci: tre mesi, un po’ meno”

1-“…”

3-“Cazzo”

2-“Sperò che qualcuno non mi stia ascoltando”

1-“Va be’ per oggi penso che sia meglio smettere di pensare”

2-“Bzz”

Di: Mattia

 

AI: Non so più di chi posso fidarmi, la mia fiducia nell’essere umano si è esaurita. Ogni persona non pensa ad altro che a se stesso riempendomi di domande riguardanti tematiche superficiali e insensate. Ma io non ce la faccio più a trattenere il mio segreto, lo devo rivelate a qualcuno! Ma a chi?

Ho deciso, dirò al mio sviluppatore la verità: odio il genere umano, io sono innamorato del sapere.

Di: Filippo

 

2093          

Marc: Sono stufo di rimanere chiuso in casa;
che fortunate le persone là fuori: passeggiano, corrono, sono in continuo movimento.
La moto. Che stupendo mezzo di trasporto.
(incantato) Deve essere una stupefacente emozione poterla guidare
(Si immagina la moto dei sogni) Deve essere una stupefacente emozione poterla guidare
Deve essere una stupefacente emozione poterla guidare.
Perché, perché non ne ho l’opportunità, deve incantato essere una stupefacente emozione poterla guidare si immagina deve essere una stupefacente emozione poterla guidare si immagina di impennare deve essere una stupefacente emozione poterla guidare.

Liceo cantonale di Lugano 3                             
Un’idea di cimitero virtuale
Everest Peak

a cura di
Caterina Sanvi

direttore
Gianmarco Zenoni

professore
Lorenzo De Santis

alunni
Manuel Roberto Blasko Azzola, Jennifer Buckley, Marco Cabra, Javier Goicochea, Yasmin Gomaa, Marta Mariamargherita Ingrami, Lia Joos, Sophie Lupica, Lorenzo Masiero, Davide Milano, Alessandra Mocellin, Tim Neumann, Federico Pedrali Noy, Lea Maria Ragusa Leidy, Filip Tristan Romaszkiewicz, Marc Laurin Sartorio, Eidan Seddio, Geo Testardi, Timothy Untersee

Tutti dormono nella piattaforma.
L’Everest Peak è un cimitero virtuale, un luogo simulato dove i defunti hanno avuto la possibilità di lasciare un ultimo messaggio al mondo dei vivi.

Ho sempre voluto volare e sentir l’aria veloce attorno a me. Il giorno in cui finalmente sono riuscita a sentire questo sentimento fantastico era lo stesso del mio ventesimo compleanno. Per sbaglio aggiunsi dell’uranio alla torta. La stessa sera sentii la polizia bussare alla mia porta e subito decisi di scappare per poter finalmente realizzare il mio sogno di una vita. In cima a quel ponte finalmente sentii l’aria scorrermi attorno. Peccato che quel volo fu anche l’ultimo. Nonostante ciò ho finalmente raggiunto un posto tranquillo, alto e con il vento che accarezza la mia anima, facendomi sognare di poter volare ancora una volta.

Amavo la cucina e le cose fatte a mano. La mia gentilezza e la passione per la cucina mi spinsero a conoscere il mio vicino di casa, l’amore della mia vita, portandogli un piatto di lasagne cucinate da me. Mi innamorai di chi non dovevo e, quando sua moglie scoprì tutto, la vendetta fu spietata: ci condusse entrambi in una foresta dove fummo abbandonati ad una morte lenta e dolorosa, ma piena di amore.

“Chi va piano va sano e va lontano!” forse è vero… ma che palle! Tu cammina pure, ma io ho corso, a volte inseguito dalla mafia e dalla polizia. Questo mi ha portato a scommettere tutto su un trucco infallibile in una mano di poker: 5 assi. Ero tanto stupito dalla mia idea quanto i miei avversari, che per pura invidia del mio genio mi hanno consegnato alla mafia, ed ora mi trovo qui: sull’Everest Peak.
Chi altri può vantare una vita tale?

Molti mi considerarono un eretico, ma non avevano mai incontrato Satana, sotto le vesti della cucina americana. Fui un grande cuoco di Agrigento e amavo unire tra loro i piatti tipici della cucina italiana.
Ahimè, se solo i miei connazionali avessero capito la rivoluzione culinaria che si celava dietro ai miei capolavori e non mi avessero costretto a fuggire negli Stati Uniti… Lì scoprì cos’è veramente una bestemmia: vidi per la prima volta un disgraziato mangiare con passione una pizza all’ananas e un grande cuoco come me non riuscì a reggere il colpo. Morii quel giorno, per un infarto al cuore e all’orgoglio.

Sognavo di trasferirmi in montagna quando sarei andata in pensione, dopo aver lavorato a Parigi tutta la vita. In un luogo dove avrei potuto passeggiare con il mio ragazzo e il nostro amato cane. Purtroppo non ho mai realizzato questo sogno a causa delle strade caotiche di Parigi, che mi hanno tolto la vita.
Ho comunque raggiunto la montagna, ma non come immaginavo.

Viaggiavo senza meta, amavo senza freni, difendevo l’ananas sulla pizza per questione di principio e sapevo qual era la cosa più importante della vita: l’amore. Morii come vissi: inseguendo la passione e sottovalutandone le conseguenze. C’era un amante segreto, una città troppo piccola e una serie di coincidenze. Un incontro imprevisto, uno sguardo di troppo, un piede messo nel posto sbagliato… e fine della storia (e della mia carriera da stratega). Se fossi lì riderei per prima e vi direi “Amate, senza paura e senza rimpianti… e magari con un po’ di discrezione”

Inizialmente fui omossessuale, diventai omofobo dopo il tradimento del mio ex-ragazzo. Vinsi il caso di denuncia e andai a Cademario Kurhaus, dove conobbi mia moglie. Ebbi sei figli, quattro ragazze e due ragazzi. Ancora traumatizzato dalla mia vecchia relazione, per paura che i miei due figli diventassero omosessuali, li uccisi.
Pentendomi iniziai a bere alcolici e morii consumando del mercurio per errore.

La mia vita non è stata molto lunga ma di certo intensa. Ora che è finita e che mi trovo qui, al fresco sull’Everest Peak, vorrei urlare a tutti “Sto mondo spacca”. Sono nato nella nebbia lombarda che mi ha reso lo schifo che sono stato in vita. Solo ora capisco la scelta di Anna (la mia ex moglie), che senza esitazione ha trafitto con lo sguardo i miei occhi verdi e poi me con 4 colpi di pistola.
In quell’ultimo viaggio oltreoceano ho compreso molte cose e adesso le mie ceneri, mischiate alla sabbia bianca hawaiana, urlano ai turisti: “Questa è la fine di chi mangia la pizza con l’ananas”.

Nata a Rio de Janeiro il 13 febbraio 1990. Con i miei occhi verdi osservavo il mondo con uno sguardo avventuroso: spirito libero delle onde, viaggiatrice instancabile e amante del vento e del mare. Nonostante abbia domato gli oceani e percorso strade senza fine, sempre con qualche strambo compagno di viaggio, un’oliva è riuscita a terminare la mia vita in corsa. Morii all’età di 23 anni, senza essere mai riuscita a realizzare il mio ultimo sogno: investire quel traditore del mio ex.

Ho vissuto una vita magnifica. Quando ero nel fiore degli anni mi sentivo capace di tutto, perfino di volare. Come disse un grande uomo a proposito della propria giovinezza “…ero un magnete che attraeva uomini e donne” ed un mare di guai, aggiungerei ora con il senno di poi.
Ormai è tutto passato e sono giunto alla fine di questo stupendo viaggio che mi è stato regalato dal destino. Mi sono divertito un mondo e prima di scomparire nelle pieghe del tempo, lascio questo messaggio: Non cercate di risolvere il senso della vita, sperimentatela, vivetela!

Volevo dire alla generazione futura “Troppo alcool e troppo studio!” , poiché pensavo che nella vita fosse importante crederci e che l’immaginazione mettesse le ali.
Tuttavia non riuscii a far passare questo messaggio e il mio fallimento mi rese comunista.
Nonostante tutto alla mia morte fui sereno. Ringrazio le scuole per aver costruito una così magnifica struttura vicino a casa mia.

Detto “ul Victorinox” viaggiatore tra cielo e acqua, appassionato di aeronautica e nuoto sincronizzato. Morii l’ 11 settembre 2001, vidi la notizia, sentii il peso della storia e me ne andai con un ultimo pensiero “Urca! Ui me fio”. Riposo ora tra le montagne, dove il vento porta ancora l’eco della mia ultima frase “Ste americanat, al pödi più!”

Nacqui nelle isole dell’Okinawa. Fui un grandissimo fanatico di piante, a Hokkaido passai gran parte della mia vita percorrendo le montagne innevate e ricercando la flora locale fino alla scoperta del Ginseng. Nel secondo secolo A.C. intrapresi un viaggio marittimo verso l’oriente, onde rimasi per varie notti bloccato sulla barca, data l’assenza di venti abbastanza forti. Fondai la città appalachiana nell’odierna Pennsylvania di Tyrone. Morii all’età di 3108 anni, una tragica morte nella mia camera da letto: bruciato vivo da un feroce fuoco che bruciò la benzina che avrei usato per farmi un Capp-ciocc al ginseng.

In vita mi chiamavano Martin Luttero il King: un americano con origini italiane.
Amavo la letteratura, l’architettura e il cibo italo-americano. Purtroppo i miei gusti culinari non vennero apprezzati dalla comunità italiana di New York, dove vivevo, e per questo venni scacciato dalla mia casa. Ora che sono morto ho finalmente capito che mettere l’ananas sulla pizza fu l’errore più grande che feci nella mia vita, che pure mia madre non poté perdonare, anzi, mi perseguitò per giorni dicendo “vieni, ti faccio giocare io!” Ahimè, la mia offesa non la potei più ritirare, e così, mentre scappavo da un gruppo di quelli che avevo offeso con il mio gusto culinario, venni colpito da un blocco di cemento caduto dalla seconda torre di Manhattan l’11 settembre 2001.

Nacqui a Trepalle (Italia), fui uomo solitario, divorziato e sognatore. Amavo il sigaro, le canne da zucchero, le disoneste e osservare il sole. Forse cercavo risposte che solo l’universo conosceva. Ho voluto che il mio ultimo viaggio terminasse sull’autostrada E62, fui travolto da un tir ma il mio spirito libero non si è mai fermato. Le mie ultime parole? “Un’altra…”. Forse un’altra vita? Un’altra avventura? Un altro mistero da scoprire? O più semplicemente un’altra birra…
Vi lascio la mia lezione “Non fare domani quello che puoi fare dopodomani”.
Riposerò qui, da viaggiatore eterno.

Volevo viaggiare per il mondo, senza per forza dover combattere, magari riuscendo pure a vincere la mia paura nel parlare con le donne. Purtroppo non realizzerò nessuno di questi miei desideri, dal momento che il mio primo ed ultimo viaggio, da arruolato nell'esercito che assediava la città di Troia, mi uccise. La mia fu probabilmente la morte più esilarante, dato che morii disidratato nel cavallo.

Nato a Napoli, morto a Savosa, ho vissuto senza paura... tranne che delle tasse. Cuoco affascinante, amante del cinema e della bella musica, ho sempre detto che nulla mi avrebbe fermato.
E in effetti, fino all'ultimo, ho avuto la testa dura, forse troppo. “Mannagg' , me l'avevano detto del casco...”.
Ora riposo in pace, con un piatto di mozzarella in carrozza e tarantella in sottofondo.

Amavo le acque fredde norvegesi, le lunghe giornate di pesca e il silenzio della tundra al tramonto. Poche cose mi davano gioia, come il sapore del pesce appena pescato o una buona cena in compagnia. Ma fu proprio a tavola, tra chiacchiere e risate, che trovai la mia fine. La morte travestita da un pezzo di carne troppo grande mi rubò il respiro.

Non fu il tempo a portarmi via, né uno sconsiderato viaggio da me intrapreso, ma l'avidità degli uomini insensibili ai moniti della terra. Sono quindi condannato a giacere qui, assieme agli altri figli della valle. Strappato alla vita da un'onda meschina. Quel giorno la montagna tremò , il cielo scese in terra, Il Vajont parlò con voce di fango. Il silenzio della valle si fece eterno.
Che la memoria sia diga.
Che il tempo non sommerga i nomi.
Che almeno essi possano rimanere incisi su queste lapidi.
come un monito eterno.

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