Una sala prove: attori e pubblico, un regista e una drammaturga indagano il Mito degli Atridi, il sacrificio di Ifigenia, ponendosi alcune domande: dove nasce la violenza? Come si ferma? Il mondo cesserà mai di essere violento? Che cos’è la violenza? Un fardello non solo per Ifigenia e gli Atridi. Ancora oggi gli uomini non riescono a combattere la violenza se non usandola, sempre in nome di un padre da vendicare.

Ifigenia è l’avvio dell’indagine che Rifici propone allo spettatore, chiamando Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, René Girard, Antico e Nuovo Testamento a fornire storie e riflessioni intorno alla protagonista del suo lavoro: la violenza agita dall’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine. Ifigenia, liberata è un progetto scritto e pensato insieme ad Angela Demattè, fedele compagna di lavoro di Rifici; con esso prosegue la virtuosa collaborazione tra LAC e Piccolo Teatro di Milano, già iniziata con Gabbiano.

 

ispirato ai testi di
Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Antico e Nuovo Testamento, Friedrich Nietzsche, René Girard, Giuseppe Fornari

progetto e drammaturgia
Angela Demattè e Carmelo Rifici

regia
Carmelo Rifici

con (in ordine alfabetico)
Caterina Carpio, Giovanni Crippa, Zeno Gabaglio,Vincenzo Giordano, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Francesca Porrini, Edoardo Ribatto, Giorgia Senesi, Anahì Traversi

scenografia
Margherita Palli

costumi
Margherita Baldoni

scene realizzate da
Laboratorio di Scenografia "Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli" del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa

costumi realizzati da
Sartoria del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa

maschere
Roberto Mestroni

musiche
Zeno Gabaglio

disegno luci
Jean-Luc Chanonat

video 
Dimitrios Statiris

regista assistente
Agostino Riola

assistenti alla regia
Emiliano Masala, Francesco Leschiera

assistente scenografa
Francesca Greco

assistente costumi e sarta
Giulia-Claudia Gambi

in video
Maximilian e Jacopo Montorfano

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

in coproduzione con
Piccolo Teatro di Milano -Teatro d'Europa e Azimut

in collaborazione con
Spoleto Festival dei 2Mondi, Theater Chur

con il sostegno di
Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura

sponsor di produzione e coproduzione
Clinica Luganese Moncucco

Lo spettacolo nasce dall’esigenza di indagare, ancora una volta, come un leitmotiv dei miei ultimi lavori, l’uso della violenza, sia a livello macroscopico sia nel microcosmo familiare. Ciò che mi inquieta fortemente è questa ineliminabile caratteristica dell’essere umano di distruggere, di chiudere. Nella sua continua evoluzione tecnologica e scientifica la nostra specie non ha mai fatto a meno delle guerre, del sangue, della sopraffazione. Perché? Ancora oggi gli uomini cedono alla violenza, non trovano altro modo per combatterla se non usandola a loro volta, sempre in nome di un padre da vendicare, di un territorio da difendere, di un Dio da obbedire. E mentre il mondo è sempre più occupato a prendersi cura delle proprie vittime, le vittime non cessano di diminuire. Ifigenia, liberata tenterà di svelare l’annosa questione della nostra natura violenta. In una sala prove (ma potrebbe essere anche un altro luogo di incontro, una biblioteca, un salone, certamente un luogo di pensiero) attori e pubblico insieme ad un regista e una drammaturga riprendono il Mito degli Atridi, partendo dal testo del tragediografo greco Euripide, Ifigenia in Aulide. In realtà è solo un pretesto di partenza necessario alla drammaturga per portare alla luce l’intuizione segreta di Euripide: l’eroe greco non è colpevole, colpevole è la folla che ha bisogno di un colpevole.

Schiacciata dal volere paterno, contagiata dalla follia della folla, Ifigenia sembra non poter uscire da un destino senza speranza in cui solo il sangue di un innocente può placare la violenza del popolo. Ifigenia, come Arianna che muore a causa di Teseo dopo averlo aiutato, come lo stesso Dioniso, Dio-bambino sacrificato ai Titani, ma anche come Isacco dell’Antico testamento, si trovano nella costrizione di dover dare la propria vita per gli altri, per un bene che appare supremo. Lo spettacolo cerca, nella scena di Margherita Palli, di ricostruire uno spazio della condivisione. Sul modello del simposio platonico, attori, tecnici e spettatori si ritrovano a discutere sul sacrificio, portando differenti teorie, tentativi di analisi. A capo di questo convivio un regista e una drammaturga danno al pubblico degli strumenti di approfondimento, spesso delle spiegazioni mai didascaliche ma utili a ricreare un ponte tra palcoscenico e platea, una grammatica comune, codici di comprensione. Lo spettacolo non ha la pretesa di dare risposte, ma nello stesso tempo non può sottrarsi dal dire che la specie umana si è trovata più volte nella situazione di poter “afferrare” la propria libertà, grazie alle leggi di Atena, alle parole dei filosofi, Platone ed Eraclito in primis, al libero arbitrio portato dal Cristo. Eppure l’uomo continua a sfuggire la sua libertà, il suo dovere di giustizia. Ancora oggi le parole di Platone risuonano alte e sinistre alle nostre orecchie: “quanto è più facile l’ingiustizia”. Giustizia è debolezza, il giusto è il debole. Chi vuole esserlo in un mondo costruito sulla forza? Eppure c’è una parola che potrebbe fermare l’ingranaggio infernale, una parola capace di smascherare l’inganno, è la parola compassione, ma è troppo scomoda da pronunciare, troppo pericolosa per l’antico desiderio dell’uomo di sopraffare, di desiderare continuamente la roba dell’altro.

27.05-07.06.2017
Piccolo Teatro, Milano

11.07.2017
Teatro Sociale, Bellinzona

13-14.07.2017
Festival dei 2Mondi, Spoleto

18.07.2017
Festival Tra sacro e Sacro Monte, Varese

22-25.03.2018
Teatro Metastasio, Prato

03-08.04.2018
Centro Teatrale Bresciano, Brescia

11-12.042018
Teatro Due, Parma

27-28.04.2018
Teatro Dante Alighieri, Ravenna

05-06.05.2018
Teatro Storchi, Modena

07-13.05.2018
Teatro Carignano, Torino

18.05.2018
Theater Chur, Coira

 

 

 

 

Foto di scena