Con Wannabe entriamo nell'immaginario del danzatore e nella sua cameretta d'infanzia, il parco giochi privilegiato dove imitare i cantanti pop che venerava, scoprire il proprio corpo, cercare di inventare modelli per sé stesso: sognare di essere qualcun altro, per conoscersi meglio. Khoshoie ricorda tutto, atteggiamenti, movimenti, posizioni. Il suo corpo ricorda tutto, sicuramente lo ha formato, sicuramente lo ha portato a quello che fa oggi. Nella sua stanza – spazio sia fisico che mentale – si nasconde, si chiude e riesce a far saltare i muri. Nasce così una moltitudine di possibilità, un universo in continua espansione che ribolle, si trasforma e lo accompagna verso un “essere altrove e diverso”.
L'artista svizzero-iraniano ci invita a tornare in questo territorio di gioco, a rievocare questi momenti, ad esplorare ciò che resta e a chiederci se il bambino o la bambina che eravamo sia ancora in dialogo con le persone che siamo oggi. Riaprire questo spazio giocoso equivale ad aprire il vaso di Pandora e trarne la materia per questa creazione, Wannabe, questo "volere essere"... essere noi stessi e noi stesse traendo ispirazione da altre figure, dalle loro parole, dai loro corpi e dai loro movimenti, e così trovare la nostra libertà.