The Cloud è una performance che esplora i fenomeni naturali/artificiali di una nuvola e la sua complessa relazione materiale e simbolica con l'azione umana. Zaides e il suo team riflettono su come, proprio come le nuvole in natura, molti aspetti delle nuove tecnologie sfuggono alla nostra piena comprensione e integrazione nella vita quotidiana, evidenziando in particolare la natura ambigua ed espansiva dell’intelligenza artificiale. L’opera intreccia anche il concetto di “iperoggetti”, un termine coniato dal filosofo americano Timothy Morton per descrivere fenomeni o entità di vasta portata e complessità, che superano la comprensione umana e pongono significative minacce ecologiche, come l’energia nucleare o il cambiamento climatico. Sul palco, le artiste e gli artisti si muovono in una configurazione vibrante e intricata che fonde video, materiali d'archivio, suono, illuminazione, testo e movimento esaminando criticamente il potenziale di collasso globale nell'era dell'Antropocene. In definitiva, The Cloud propone un'inaspettata ibridazione tra gli aspetti documentari e fantasmatici delle sue tematiche e del suo dispositivo: dimostrare ciò che vuole considerare, e considerare ciò che vuole dimostrare, nel tempo reale della rappresentazione scenica.
Evento passato
10 ottobre 2024
Palco Sala Teatro
Arkadi Zaides nasce in Bielorussia (ex URSS). Emigra in Israele con la sua famiglia all'età di 11 anni e attualmente vive e lavora in Francia. La sua compagnia, Institut des Croisements, ha sede in Francia dal 2015. In Israele, ha danzato con la Batsheva Dance Company e la Yasmeen Godder Dance Group prima di intraprendere una carriera indipendente nel 2004. Il suo lavoro si concentra sull'impatto dei diversi contesti politici e sociali sul corpo, e sulla dimensione coreografica – in senso lato – di questi contesti. I suoi progetti richiedono un approccio inclusivo a vari settori sociali che cerca di stimolare e sfidare spettatrici e spettatori.
Da diversi anni, la pratica artistica di Arkadi Zaides adotta un approccio documentaristico, una pratica che potrebbe essere definita coreografia documentaria in riferimento al teatro documentario: diversi materiali vengono utilizzati ed esplorati durante un processo di ricerca a lungo termine, durante il quale questi documenti, queste interviste, questi archivi influenzano e costruiscono gradualmente la drammaturgia e l'estetica del lavoro in corso.
I suoi spettacoli e le sue opere visive sono stati presentati in numerosi festival di danza e teatro, musei e gallerie in Europa, Nord e Sud America e Asia. Al FIT è andato in scena nel 2020 con il bellissimo Necropolis. Ha ricevuto il Premio Émile Zola per le arti dello spettacolo per il suo impegno a favore dei diritti umani nel suo spettacolo Archive (2013) e il Premio Kurt Jooss per il suo spettacolo Solo Colores (2010).
Arkadi Zaides lavora sviluppando piattaforme per agitare il pensiero contemporaneo e il discorso sulla performance. In collaborazione con la coreografa Anat Danieli, nel 2010 e 2011 a Gerusalemme ha diretto New Dance, un progetto di consulenza e supporto amministrativo e finanziario a coreografe e coreografi emergenti. In stretta collaborazione con il Goethe Institut Israel, organizza Moves Without Borders, un progetto che invita esponenti della coreografia d'avanguardia a tenere workshop e performance in varie località in Israele (2012-2015). Con la drammaturga e scrittrice Sandra Noeth ha avviato Inscription Violence. Il progetto riunisce, tra il 2015 e il 2018, figure dell’ambito artistico, del pensiero e della difesa dei diritti umani che mettono in discussione il ruolo del corpo nella produzione della violenza strutturale, nel suo mantenimento, nella sua legittimazione, nella sua estetica e nella sua rappresentazione.