Dopo il debutto al FIT Festival nella scorsa stagione, Elena Boillat torna al LAC con l’atto performativo Partiturazero, frutto di una ricerca che indaga i molteplici tentativi di liberare il linguaggio dal peso dei significati, avvalendosi del potere vibrante ed energetico del corpo-voce.
In questo lavoro, l’artista multidisciplinare e performer italo-svizzera esplora il suo stesso apparato fonatorio per portare alla luce una fisicità respirante e sonora immersa in uno spazio ogni volta scarnato, spogliato e pieno di silenzio.
Ispirata dalla struttura della forma-sonata e da quella di alcuni rituali, Boillat compone ed interpreta una partitura a partire dalle reminiscenze sonore che la abitano: resistenza fisica e flusso del respiro vengono utilizzati per generare un’emissione vocale estrema (alternando risuonatori e canto disfonico) in contrasto con il lento susseguirsi e il dilatarsi dei movimenti e degli attimi di quiete. Questo corpo e questa voce desiderano instaurare un dialogo intimo con l’immaginario e la percezione acustica di chi inevitabilmente è chiamato a seguirli, in un viaggio pre-linguistico dai confini mutevoli.
“La voce può colpire, sfiorare, allontanare, chiamare o avvicinare – si legge nelle note artistiche di Elena Boillat. E il corpo è la grotta buia che ne custodisce l’origine e il segreto. Aggrappandomi al loro potere manifestativo, ho sentito possibile una comunicazione inventata, indipendente dal senso, dalla cultura e dalla norma, libera dalla frenesia informativa. Come un grido nel vuoto o un sussurro nel caos, il messaggio che questo tipo di comunicazione porta non si trova più nell’informazione ma nella risonanza stessa, riconsegnandomi ad un terreno primario dove le difese vengono meno.”