Il regista Davide Livermore porta in scena lo straordinario universo di storie e personaggi scaturito dalla penna di Paolo Villaggio, con Gianni Fantoni nei panni del celebre ragioniere. Un Fantozzi di oggi, tragicamente sfortunato ma sempre pronto a dare battaglia, tra grottesco e umanità.
I direttori megagalattici, la mostruosa genìa impiegatizia, la poltrona in pelle umana, la nuvola di Fantozzi. Con i suoi libri e i suoi film, Paolo Villaggio non solo ha raccontato come pochi altri le contraddizioni e i paradossi della società italiana, ma ha segnato in modo indelebile l’immaginario collettivo e persino il linguaggio.
Nello spettacolo, basato sui primi tre libri dedicati a Fantozzi, pubblicati tra il 1971 e il 1976, gli appassionati riconosceranno episodi diventati proverbiali, dalla partita di tennis nel nebbione mattutino (“Batti lei!”) alla Corazzata Potëmkin, dalla scena del campeggio a quella in cui Fantozzi si prepara per andare in ufficio sul filo dei secondi, beve il caffè della Pina a 3000 gradi fahrenheit e prende l’autobus lanciandosi dal terrazzino. Nella visione registica di Livermore da un lato torna emblematicamente l’eco di tragedie classiche, di destini segnati e ineluttabili, di peripezie che portano all’unica soluzione possibile (la disfatta!), dall’altro storie e personaggi sembrano aderire perfettamente ai meccanismi teatrali della Commedia dell’Arte.
In scena, nel ruolo di Ugo Fantozzi, Gianni Fantoni, che nel corso della sua carriera ha più volte incrociato Paolo Villaggio, a partire dall’incredibile capacità di riprodurne la voce fino a raccoglierne l’eredità artistica, in un passaggio di consegne fortemente voluto dallo stesso Villaggio. Insieme a lui ritroviamo Pina, Mariangela, i colleghi Filini, Calboni, la signorina Silvani, la contessa Serbelloni-Mazzanti-Viendalmare, l’Onorevole Cavaliere Conte Catellani: sono maschere, espressione di una categoria umana oscillante tra opportunismo e cattiveria, piaggeria e disincanto.