Il Purgatorio è un luogo astratto – uno strano luogo da cui si può sì uscire, ma in cui si ritorna comunque – dove un uomo e una donna devono confrontarsi con le verità della loro vita e, attraverso le parole e i ricordi, tentare di redimersi da un tragico destino.

Una stanza. Potrebbe essere un carcere, un manicomio, un luogo di tortura o il Purgatorio.
Due personaggi: un uomo e una donna. Un dialogo serrato. Domande e risposte, quasi un interrogatorio. Ma chi è la vittima? E chi il carnefice?

Atti di orgoglio, vendette, crudeltà: Ariel Dorfman riprende il mito di Medea e gli ingredienti della tragedia classica e scrive una nuova opera teatrale sulla violenza e la crudeltà; forte e intensa come La morte e la fanciulla, da cui Roman Polanski trasse l'omonimo film di successo.

di
Ariel Dorfman

traduzione  
Alessandra Serra

regia  
Carmelo Rifici

con
Laura Marinoni e Danilo Nigrelli

scene e costumi
Annelisa Zaccheria

musiche
Zeno Gabaglio

soprano
Sandra Ranisavljevic

video
Roberto Mucchiut

assistente alla regia
Vittorio Borsari

in video
Edoardo Chiodi e Michelangelo Colella

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

in collaborazione con
ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione

Spettacolo selezionato per l’Incontro del Teatro svizzero 2017

Il tema della riscrittura tragica è alla base delle scelte delle nuove produzioni. Il mito ci aiuta da sempre a muoverci nell’universo delle domande: chi siamo, verso dove andiamo. Il mito di Medea e di Giasone è ancora oggi spaventosamente importante. Medea, la straniera, si vendica di un Occidente che non le riconosce il suo Status quo, la sua identità di diversa. Medea risulta colpevole di fronte a Giasone, inorridito dal matricidio. Ma dove sta la verità? Chi è responsabile della violenza furiosa di Medea? Chi è responsabile, oggi, dell’esodo spaventoso di vittime che si muovono verso un occidente che li teme? Queste le domande che mi portano a scegliere il bellissimo testo di Dorfman, abile a creare un meccanismo di suspense, dove è impossibile riconoscere la vittima e il carnefice, che nella loro disperata difesa di non prendere responsabilità, creano un luogo indifferenziato, dove muoversi quasi fossero un unico identico personaggio. Il meccanismo dello spettacolo tenderà a mettere spalle al muro i due protagonisti, in un gioco serrato di accuse, riflessioni, attacchi e difese, in modo da svelare l’autentico antidoto contro ogni assurda violenza: la capacità di perdonare.

 

17.10.2016
Teatro Storchi, Modena

22-23.11.2016
LAC, Lugano

 

Foto di scena

Trailer