A cura di Guido Comis

Fra i più interessanti artisti svizzeri emergenti, Zimoun ha concepito per il MASI un’opera cinetica e sonora composta da 171 parallelepipedi in cartone entro i quali tamburella una pallina di stoffa fissata a un’asta vibrante. L’installazione è collocata nell’atrio del secondo piano del museo: un luogo di transito e dunque di congiunzione fra i diversi spazi che compongono l’edificio e le sue diverse destinazioni. Arte, architettura, design, musica: gli elementi che concorrono all’opera di Zimoun riassumono in sé le diverse anime del LAC, quella visiva, e quella musicale, quella architettonica e quella performativa.

Il visitatore che si avvia verso l’ingresso del museo al secondo piano è accolto da un fruscio dapprima confuso con quello della scala mobile, e progressivamente distinto da essa. Composta di elementi che assecondano e quasi si fondono con quelli dell’architettura, l’opera se ne differenzia con un effetto straniante. L’insieme degli elementi apparentemente ordinati è infatti sede di un brulicare che ricorda quello degli insetti in un ambiente che si presume asettico e di un ticchettio che rimanda alla pioggia in un luogo, il museo, per definizione impermeabile. Si genera dunque un cortocircuito fra atteso e inaspettato, fra elementi parallelepipedi e movimenti centrifughi, fra ordine e caos.

Image de couverture :

20 prepared dc-motors, 81 cardboard boxes 70x70x70cm, 2014 ©Zimoun

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