Lingua Madre.
Prometeo incatenato.
Online dal
28 aprile
Carmelo Rifici, regista che nel suo percorso artistico non ha mai abbandonato il suo interesse verso i classici, rileggendoli, in occasione del progetto Lingua Madre sceglie di realizzare una creazione sonora che affida alle voci di un cast di interpreti cari al LAC tra cui Igor Horvat, Anahì Traversi, Carlotta Viscovo, Giovanni Crippa, Walter Rizzuto.
Note dall’introduzione di
Maddalena Giovannelli
Ci fu un tempo in cui si decisero i rapporti tra uomini e dei.
Da una parte gli immortali, i celesti, sottratti alla morte. Dall’altra i mortali, che muoiono e uccidono, dipendenti dal cibo. A contendere, ad armi impari, Zeus e Prometeo. Zeus, padre degli Dei, il re che annientò i Titani con il fulmine. E Prometeo, che da quei Titani sconfitti discende. È un sacrificio a definire la condizione dell’uomo rispetto al divino: il primo sacrificio della storia, narrato da Esiodo.
Nella sconosciuta città di Metone, si litigò per un bue. Un bue grande e maestoso, al centro della piazza, viene sgozzato fra i mortali e gli dei. Prometeo spartisce le carni, ma dividendole inganna. Prepara le ricche interiora del bue da un lato, ma coperte da pelli avvizzite e orrende a vedersi. Dall’altro, rende belle le ossa con grasso lucente. Zeus, il padre degli Dei, cade nel tranello ordito dell’astuto Prometeo: lascia agli uomini le carni abbondanti e sceglie per i celesti le porzioni brillanti e vuote. Ma non si sfida un dio senza conseguenza: Zeus signore del fulmine sottrae agli uomini il fuoco, compagno vivace, impedendo loro di cuocere le carni conquistate con il raggiro. L’astuzia del Titano allontana così uomini e dei, definendo per sempre la miseria della condizione umana. Da allora il sacrificio è celebrazione di un’irreversibile distanza e l’atto di Prometeo – proprio come il morso di Eva alla mela – lascia gli uomini soli, in mezzo a mali innumerevoli, presi da nostalgia del tempo felice in cui gli abitanti del cielo e della terra condividevano le stesse mense.
Ma l’umanissimo Prometeo osa lottare per i mortali, e di nuovo sfida Zeus: gli sottrae il fuoco, lo dona nuovamente agli uomini, e insegna loro a conservarlo e a tenerlo vivo. Per questo soffrirà, nella sua stessa carne, dolori senza fine, sconterà il proprio destino tra le più atroci sofferenze.
Prometeo è furtivo, ingannatore, furbo: è un trickster, il dio scaltro che trasgredendo fa del mondo strumento. Nel suo nome è inscritta l’astuzia – métis – e l’apprendimento – manthàno. Il Titano, colui che ha insegnato ai mortali ad accendere il fuoco, diventa poi il simbolo della téchne, della capacità dell’uomo di evolversi, istruirsi, progredire.
Ma il trickster Prometeo è anche coraggioso, altruista, sofferente: un eroe dignitoso. Nella tragedia che porta il suo nome, lo vediamo tra aspre montagne incatenato e tormentato dalle acquile per volere di Zeus. La prefigurazione dolente di un Cristo crocifisso. La violenza divina è una forma di elezione: proprio mentre viene punito come uomo ribelle, Prometeo viene scelto di nuovo come dio. Un dio che ha le sembianze delle vittime e dell’uomo.
Poliedrico e sfuggente, Prometeo cambia sempre forma e arriva a incarnare polarità opposte. È colui che ha allontanato l’uomo dal suo stato divino di grazia, e al tempo stesso è per eccellenza il dio filantropo, il rivoltoso che invita all’assalto del cielo, è il benefattore dell’umanità, il furbo ladro ai potenti che dona ai deboli. Il suo dono del fuoco ci ricorda – lo annota Camus – che “ogni mutilazione dell’uomo non può essere che provvisoria”: a ricomporre l’intero c’è sempre un eroe ingannatore e benigno, disposto a fare sacrificio di sé per amore dell’uomo.
Il mito di Prometeo, proprio come il suo protagonista, è tutto umano: insegna che l’intelligenza è spesso legata all’inganno; che non si compie nessun atto grande senza sacrificio; che ogni progresso è anche una perdita. Il suo mito, come il fuoco, è un dono ai mortali: i miti non hanno vita per se stessi attendono noi che li incarniamo.
Risponda alla loro voce un solo uomo e ci offriranno intatta la loro linfa (Albert Camus)
Carmelo Rifici
Laureato in Lettere, diplomato alla Scuola dello Stabile di Torino, è stato regista collaboratore di Luca Ronconi in Progetto Domani, evento teatrale dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. Affianca Ronconi nelle regie di Fahrenheit 451, Ulisse doppio ritorno, Turandot, Il mercante di Venezia. Come regista firma decine di lavori tra cui Il giro di vite, La tardi ravveduta e La Signorina Julie per il Litta di Milano (2003-06), Lunga giornata verso la notte per il Teatro Filodrammatici di Milano (2006). Napoli Teatro Festival gli commissiona la regia di Chie-Chan e io, dal romanzo di Banana Yoshimoto (2008). Per il Piccolo Teatro di Milano ha firmato le regie de I pretendenti di Jean-Luc Lagarce, Il gatto con gli stivali di Ludwig Tieck (2009) e Nathan il saggio di Ephraim Lessing (2011). Nel 2010 ha firmato Dettagli di Lars Norén al Piccolo e Fedra di Euripide a Siracusa. Ha diretto Buio di Sonia Antinori per Teatro Due Parma, Medea di Luigi Cherubini per il Ponchielli di Cremona, I puritani di Vincenzo Bellini per il Circuito Lirico Lombardo, Giulio Cesare di William Shakespeare e Visita al padre di Roland Schimmelpfennig per il Piccolo di Milano. Dal 2014 è direttore artistico di LuganoInScena dove dirige Gabbiano di Anton Cechov, Ifigenia, liberata, Purgatorio di Ariel Dorfman, l’opera Il Barbiere di Siviglia, Avevo un bel pallone rosso, I Cenci su musica e libretto di Giorgio Battistelli che nel 2020 è nel cartellone di Biennale Musica di Venezia e del Festival Aperto di Reggio Emilia, Macbeth, le cose nascoste. Nel 2019 firma la regia di Gianni Schicchi di Puccini e di L’heure espagnole di Ravel al Teatro Grande di Brescia. Nel 2020 diventa direttore artistico del centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura della città di Lugano.Dal 2015 dirige la Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo di Milano. Nel 2005 vince il Premio della Critica come regista emergente, nel 2009 il Premio Eti Olimpici del Teatro come regista dell’anno, il Premio della Critica, il Golden Graal ed è nelle nomination per i Premi Ubu come regista dell’anno. Nel 2015 vince il Premio Enriquez per la stagione teatrale di LuganoInScena, nel 2017 lo vince nuovamente per la regia di Ifigenia, liberata. Nel 2019 vince il premio I nr. Uno conferitogli dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) per il suo lavoro al LAC. Insieme a Paola Tripoli è ideatore di Lingua Madre, Capsule per il futuro.
Interpreti
Giovanni Crippa
Dal suo debutto in Equus di Peter Shaffer, diretto da Marco Sciaccaluga, Crippa lavora con i principali registi italiani tra cui Squarzina, De Lullo, Patroni Griffi, Albertazzi, De Fusco, Siciliano, Crivelli, Cappuccio, Shammah, Testori, Chérif, Maccarinelli, Stein, Rifici, Sinigaglia e Nicosia. Tra i vari protagonisti interpretati sono da ricordare Alan in Equus, il Cid nel Cid di Corneille, il Renzino dei Promessi Sposi alla prova di Testori, Albert Tavernier in Fior di pisello per la regia di Patroni Griffi, Erik in Dettagli di Lars Norén per la regia di Rifici. Nel 1995 comincia la collaborazione con Luca Ronconi sotto la cui guida prende parte ad oltre venti spettacoli in ruoli spesso principali, tra i quali ama ricordare Ivan ne I Fratelli Karamazov, Bartolomeo ne Il Candelaio, Penteo in Baccanti, Eschilo nelle Rane, Ebenwald in Professor Bernhardi, Ulisse in Troilo e Cressida, Verri in Questa sera si recita a soggetto e Arlecchino ne I due gemelli veneziani (Premio Ubu come miglior attore non protagonista). In televisione è stato protagonista maschile in Manon, regia di S. Bolchi, e Cheri, regia di E. Muzii. Recentemente ha ripreso la collaborazione con Carmelo Rifici sotto la cui guida è stato Dorn nel Gabbiano di Cechov e Il Vecchio/ Calcante nella Ifigenia, liberata di Angela Demattè. Nella stagione 2019-2020 ha interpretato Paolo ne L’infinito tra parentesi di M. Malvaldi e il Cenciaiolo ne La pazza di Chaillot di J. Giraudoux, entrambi per il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Docente della Scuola del Piccolo Teatro di Milano di cui è stato coordinatore didattico dal 2015 fino al 2020.
Zeno Gabaglio
Conseguiti diploma in violoncello, master in improvvisazione libera e laurea in filosofia (a Lugano, Basilea e Firenze), si dedica alla musica in varie forme, prediligendo gli approcci più autentici e, forse, meno scontati. Ad oggi, ha pubblicato quattro dischi, realizzato oltre quaranta colonne sonore (per cinema e teatro) e partecipato a concerti in Europa, America e Asia. Recentemente è stato inserito nella raccolta Interactions – Swiss Experimental Music e ha realizzato le colonne sonore per i film Moka noir di Erik Bernasconi, Love me tender di Klaudia Reynicke e Cronofobia di Francesco Rizzi.
In ambito teatrale ha collaborato con Carmelo Rifici per Gabbiano, Purgatorio, Ifigenia, liberata e Uomini e no; con Andrea Chiodi per La bisbetica domata; con Trickster-p per Nettles. Attivo in ambito critico e divulgativo, collabora regolarmente con la RSI Radiotelevisione svizzera (per cui ha creato la webseries Rossini, musica per il palato premiata in vari festival internazionali) ed è titolare della cattedra di improvvisazione libera presso il Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano. È membro della Commissione culturale cantonale e presidente della Sottocommissione musica, membro del Consiglio SUISA e di quello della Fondation SUISA.
Igor Horvat
Nasce in Svizzera da famiglia croata. Dopo la maturità scientifica si trasferisce in Italia dove frequenta la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, diplomandosi attore nel 2000. Seguono numerose collaborazioni con Teatri Stabili e non. Partecipa a spettacoli diretti, tra gli altri, da Luca Ronconi, Roberto Guicciardini, Giancarlo Cobelli, Guido De Monticelli, Massimo Navone, Giorgio Marini, Stefano Alleva, grazie ai quali recita in Russia, Polonia, Ungheria, Romania, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna, Senegal. Alterna l’attività teatrale a quella radiofonica e televisiva, lavorando per numerose fiction tv e collaborando con la RSI Radiotelevisione Svizzera.
Walter Rizzuto
Nato a Cosenza, si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 2017. Subito dopo incontra Andrea Chiodi con cui lavora per La bisbetica domata. Lo spettacolo va in tournée nel 2019 facendo tappa in svariati teatri italiani. Nello stesso anno Chiodi lo dirige anche in Francesco e il sultano. Va in scena al Teatro Franco Parenti con lo spettacolo Squame d’amore di Margherita Scalise. Nel 2020 è Pantalone ne L’isola Di Arlecchino per la regia di Stefano De Luca ed entra a far parte della compagnia dell’Arlecchino servitore di due padroni al Piccolo Teatro di Milano. Inoltre nel 2018 ha lavorato come danzatore al LAC ne Il barbiere di Siviglia diretto da Carmelo Rifici e in Chòros diretto da Alessio Maria Romano. È stato assistente alla regia per la compagnia Musella-Mazzarelli nel progetto Who is the king (2018). Nel 2019 è protagonista del cortometraggio Anna e Elio di Giulia Claudia Massacci e partecipa alla Biennale di Venezia col suo primo progetto registico e drammaturgico Hippólytos
Anahì Traversi
Di origine italiana, svizzera e argentina frequenta la facoltà di Lettere e filosofia all’Università degli Studi e la Scuola di teatro Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano. Si perfeziona con un corso biennale diretto da Federico Tiezzi. Nel 2012 viene scelta da Riccardo Muti per il nuovo allestimento della Sancta Susanna di Paul Hindemith del Ravenna Festival. Dal 2013 collabora con il settore prosa della RSI Radiotelevisione Svizzera e con il Conservatorio della Svizzera italiana ed è attrice nella compagnia del Teatro Sociale Bellinzona. Nel 2014 insieme a Fabrizio Rosso dà vita al progetto teatrale La extravagancia#0 dal monologo di Rafael Spregelburd, spettacolo selezionato da Schweizer Theatertreffen (2015). Nel 2016, insieme a Camilla Parini, debutta con Princesses Karaoke or something like that…spettacolo finalista al Premio Schweiz. Dal 2016 inizia a collaborare con il LAC di Lugano; Carmelo Rifici la dirige in Gabbiano, Ifigenia, liberata e I Cenci; Andrea Novicov in Elektra; Emiliano Masala in Sei personaggi in cerca d’autore; Alan Alpenfelt in Jackie, Leonardo Lidi in Fedra. È tra i fondatori del Collettivo Treppenwitz, che debutta con L’amore ist nicht une chose for everybody per la regia di Simon Waldvogel (2019).
Carlotta Viscovo
Nata e cresciuta a Torino, si forma presso la Scuola del Teatro Stabile dal 1997 al 2000, dove fa incontri fondamentali per la sua formazione; Luca Ronconi, Mauro Avogadro, Marisa Fabbri, Franca Nuti, Marise Flach e Maria Consagra. Dopo il diploma, comincia subito a lavorare presso lo Stabile, diretta da Mauro Avogadro, Carmelo Rifici, con il quale farà sette spettacoli, e da Marco Plini (Risveglio di primavera). Diretta da Valter Malosti affronta Baccanti nel 2002, la stagione successiva fa parte della Compagnia del T.S.T. con cui partecipa al Progetto Shakespeare, diretto dai registi francofoni Jean Christophe Sais, Dominique Pitoiset e Mamadou Dioume. Negli anni 2003-2004 è nel cast de La brocca rotta diretta di Cesare Lievi. Nel 2005 prende parte alla II edizione del Progetto Thierry Salmon di Franco Quadri, tenuto da Rodrigo Garcia. Successivamente è diretta da Massimo Castri (Ecuba) e da Monica Conti (L'innesto e Le intellettuali). Insieme a Elisabetta Pozzi, lavora al progetto Theatre ouvert presso il T.S.T. ed è diretta da Luca Ronconi in Fahrenheit 451. Nel 2008 è ne Le Troiane, all'interno della Compagnia teatrale europea, diretta da Virginio Liberto e Annalisa Bianco. Con Massimo Popolizio è nel Ploutos, da lui diretto, e in Cyrano de Bergerac, di Daniele Abbado. Fa parte del cast de Le signorine di Wilko, per la regia del lettone Alvis Hermanis. Nel 2011 incontra la regista francese Catherine Marnas, con cui lavora per un periodo a Marsiglia, per la creazione dello spettacolo Convivio. Dal 2012 al 2014 segue un percorso di ricerca con Michele Di Mauro, da cui nascono gli spettacoli Ferocemadreguerra e L'amore segreto di Ofelia. In questi ultimi anni ha recitato in Casa di bambola di Roberto Valerio, Baccanti di Andrea De Rosa, Eracle con Emma Dante. Nel 2019 affronta la difficile scrittura della Jelinek, in Jackie, con il regista svizzero-scozzese Alan Alpenfelt. È stata assistente alla regia dei registi: Carmelo Rifici, Massimo Popolizio, Monica Conti e Roberto Valerio. Da alcuni anni insegna ai giovani che vogliono intraprendere un percorso professionale.