
Il cielo non è un fondale
di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
Teatro FOCELuganoInScenaFocus al Presente
Date le nuove esigenze sceniche dello spettacolo "Il cielo non è un fondale" previsto al Teatro Foce di Lugano il 24 e 25 marzo 2016, le due direzioni artistiche hanno concordato di posticipare lo spettacolo alla prossima stagione all'interno della Sala Teatro LAC. I biglietti potranno essere rimborsati fino al 16 marzo, presso il luogo dell'acquisto.
"Abbiamo indagato – spiegano gli autori dello spettacolo – il paesaggio urbano, la città come figura, l'abitare come gesto quotidiano impercettibile ma sostanziale per la nostra vita. Per la prima volta nella storia, più della metà della popolazione mondiale vive in città. Cinquant'anni fa era un terzo, entro il 2050 saranno due terzi. Alla fine di quello che gli esperti hanno ribattezzato “il secolo metropolitano”, otto persone su dieci vivranno in una zona urbana. Abbiamo interrogato la Storia su quel passaggio chiamato “modernizzazione” e su questa attrazione fatale per la vita metropolitana. Una questione ecologica, morale, collettiva, complessa. Da una parte c’è Cechov che fa dire ad una sua figura in quel capolavoro che è Il giardino dei ciliegi: “Perché io sono nata qui, qui sono vissuti mio padre e mia madre, mio nonno, io amo questa casa, senza il giardino dei ciliegi io non capisco più niente della mia vita, e se è proprio necessario venderlo, allora vendete anche me insieme al giardino”. Ma ecco che basta una piccola didascalia e l’ascia comincia, implacabile, ad abbattere il giardino. Dall’altra, in controcanto con la nostalgia impotente degli eroi cechoviani, ci sono progetti come quello della scrittrice francese Annie Ernaux che, all’interno del suo immenso Écrire la vie (Scrivere la vita), ha dedicato un anno a un diario sulle sue ‘scappatelle’ quotidiane in un centro commerciale nei sobborghi parigini, per lei imperdibile luogo di osservazioni e affezioni. Straordinario nella sua semplicità, il diario si intitola Regarde les lumières, mon amour (Guarda le luci, amore mio), frase che l’autrice ha sentito dire da una mamma alla sua bambina, indicandole le luci di Natale del centro commerciale.
Il cielo non è un fondale, nonostante la negazione del titolo, vuole rafforzare il dialogo tra lo spazio della finzione (e quindi del fantastico, dell’utopia, dello scarto, ma anche della fuga, del rifugio, della gabbia) e lo spazio esterno, il reale. È un dialogo sempre più necessario."