Attraverso lo specchio è una pièce scritta e diretta da Marcello Chiarenza per un pubblico a partire dai 6 anni – quasi un gioco didattico – che spiega il teatro ai bambini e agli adulti. Un gioco del teatro che parla di teatro, un omaggio allo spettatore il cui sguardo si riflette nel gioco dell’attore. Un percorso, una magica esperienza dall’ingresso all’uscita, attraverso lo specchio di una porta, di un sipario, di un racconto... Un viaggio poetico nella notte dello spazio e del tempo.

All’ingresso
Se il tempo cambia, non dimenticate l’ombrello. C’è un modo sicuro per ricordare di non dimenticare: usatelo all’andata come para-pioggia e al ritorno come parasole. 

In sala 
Prego, venite avanti, ogni fila ha una lettera, ogni singola poltrona un numero... Siete comodi? Bene, buonasera e benvenuti... Ho detto sera invece di buongiorno, qui in teatro non ci sono finestre, quindi non si distingue l’ora del giorno dall’ora della sera. 

Il teatro 
Teatro significa guardare. Teatro, attore: sono le stesse sei lettere... Le poltrone hanno i vostri occhi, speriamo di tenerli svegli. 

Il sipario
Come le palpebre il sipario si apre: è un occhio che aspetta di guardarvi negli occhi. Una bocca che aspetta di cantare. Una porta che vi porterà oltre lo specchio. 

 

di e regia
Marcello Chiarenza 

con
Elena Chiaravalli, Cinzia Morandi, Francesco Mariotta e Daniele Bianco  

musiche
Carlo Cialdo Capelli 

scene
Marcello Chiarenza 

costumi
Teatro Pan 

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

dai 6 anni

Attraverso lo specchio è uno spettacolo che spiega il teatro. Sottintese le domande: Come fare? Che dire? Come attrarre? Come valorizzare un’arte che tende a perdere il valore? Come mostrare la ricchezza di contenuti che lo spazio, il tempo, il gesto e la parola hanno per chi fa e per chi compartecipa all’azione teatrale? Autore e attori ci propongono dunque di scoprire l’aspetto architettonico attraverso i nomi che definiscono ogni parte. Ci accolgono nell’atrio con il gioco dell’ombrello che desta la prima meraviglia, la prima domanda, la prima curiosità. Poi si raggiunge la sala: “Prego, venite avanti, ogni fila ha una lettera, ogni singola poltrona un numero”. Viene evocato il significato della parola derivata dal verbo guardare in greco antico. Durante tutto lo spettacolo i bambini impareranno parole e a riconoscere luoghi come platea, sipario, palcoscenico, boccascena, proscenio, quinte

“Come le palpebre il sipario si apre: è un occhio che aspetta di guardarvi negli occhi. Una bocca che aspetta di cantare. Una porta che vi porterà oltre lo specchio”. Lo specchio come metafora del teatro. Gli attori si specchiano? Forse si poiché l’illusione non è perfetta, poiché non vi è perfetta identificazione come al cinema. Vi è sempre una distanza tra la platea ed il palcoscenico. 

Andare a teatro può essere paragonato ad un viaggio nella notte dello spazio e del tempo: “siete comodi? Bene, buonasera e benvenuti...Ho detto sera invece di buongiorno. Qui in teatro non ci sono finestre, quindi non si distingue l’ora del giorno dall’ora della sera”. Teatro non significa solo specchiarsi e/o guardare, ma anche ascoltare, ascoltare le parole e le parole sono formate da lettere. “Ogni lettera è uno scomparto, ogni parola una carrozza” e gli attori ci portano a scoprire un bellissimo gioco di nomi che si trasformano scambiando l’ordine delle lettere: entro diventa treno, teatro diventa attore e Lugano un lago...

Marie-José Gianini-Ruffieux, Pedagogista
Dalla rivista Verifiche (Anno 46, n. 5/6, dicembre 2015)

12.10.2016
LAC, Lugano